lunedì 4 luglio 2016

VALUTAZIONI POSITIVE SU MIO POST " UN CHIARIMENTO SARA' RAGGIUNTO..." DEL 23.6.2016 E MIO INTERVENTO IN RISPOSTA AL LETTORE GIACOMO OBERTO.


COMUNICATO

Alle Associazioni culturali dell’ Austria e Slovenia, alle Associazioni cosacche delle comunità ZAPOROGHI (Zaporoz’e) del basso Dnieper, di ROSTOV (Rostovna-Donu) e KRASNODAR (Kuban), nonché alle Associazioni delle comunità cosacche presenti in Germania, Francia, Serbia, Slovenia, Slovacchia, Stati Uniti, Canada, ed a quelle caucasiche del Nord Caucaso e Monaco di Baviera


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Molti hanno condiviso il mio post di 7 paragrafi dal titolo UN CHIARIMENTO SARA’ RAGGIUNTO, SOTTO IL PROFILO STORICO, SU DELLE PARTICOLARITA’ DI RILIEVO ed altri mi hanno telefonato mentre taluni hanno ritenuto di formulare delle considerazioni, una delle quali ritengo, qui di seguito, di riportare:

-Giacomo Oberto.  Grazie a Lei, finalmente si fara' luce sulla verita' di certi fatti successi allora. A causa dei partigiani sono successe tutte quelle rappresaglie che conosciamo mentre se,  nell'ultima settimana di guerra  i partigiani  avessero consentito ai cosacchi di ritirarsi, senza ostacolarli, la popolazione non avrebbe subito alcuna rappresaglia. Faccio un piccolo esempio: a Paularo, quando non c'era ancora la gendarmeria tedesca e cosacca, i partigiani del luogo e vicinato, spadroneggiavano in paese, hanno ucciso e malmenato dei soldati della RSI che erano in licenza e certe volte, per procurarsi del cibo, hanno picchiato e minacciato la gente, prendendo tutto quello che avevano, e in special modo, la frase che io da piccolo sentivo dire dai vecchi, mi ricordero' sempre, era "Partigiani ruba formaggio". Lo portavano infatti orgogliosi, infilzato sulla baionetta. Quando sono arrivati 4 tedeschi e cosacchi, i partigiani nessuno  li ha più visti fino alla fine della guerra. E questi sarebbero i patrioti che hanno salvato l' Italia dall'invasore  ??

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Egregio Giacomo Oberto, ho  ricevuto nel tempo altre dichiarazioni simili alla sua, che ho anche pubblicato su Internet . Venendo ai fatti partigiani nel comune di Paularo, attraverso informazioni del tempo,  essendo stato allora dipendente amministrativo, sebbene studente, di una grossa azienda di utilizzazioni forestali dove il presidente era consigliere del CLN "val Gorto", battevo a macchina i risultati delle sedute del CLN, presenziavo ad incontri  riservati e, gioco forza, mi riusciva di sapere quanto accadeva in Carnia. Ora, riguardo Paularo-Ligosullo, negli anni ottanta ho passato due anni sul posto nel condurre e concludere, su mandato, una grossa operazione patrimoniale quale esperto di diritto dei beni medievali ad uso civico ed allodiale. Ebbi quindi modo di parlare con protagonisti partigiani e testimoni locali e acquisire la conoscenza di fatti e vicende. I fatti per mano partigiana, cui lei accenna in quel di Paularo, si sono verificati ed anzi ho avuto modo di ascoltare e raccogliere delle precise dichiarazioni. Intorno all’ inizio degli anni sessanta, mi è capitato di rivedere il partigiano della Garibaldi, “Fischietto” cittadino di Mione (Ovaro) noto autista del comandante “Aso” che viaggiava su una lussuosa fuori serie  col suo capo. Uscito, dopo lunghi anni di detenzione dal carcere di Porto Azzurro,“Fischietto” mi raccontò la vicenda di un noto fascista  (Arrigoni) prelevato dal suo capo a Tolmezzo, sfondando poi, nell’ uscire dalla cittadina, il posto di blocco tedesco e quindi, dopo aver percorso la val But e raggiunto Paularo, proseguendo lungo la strada che sale verso malga Stua Ramaz, luoghi che conosco come le mie tasche, a un certo punto il fascista venne eliminato con due colpi di pistola e scaricato sul posto. “Fischietto” fu condannato per questa ed altre  vicende anche se lui era solo l’ autista, ma il suo capo era deceduto durante un’azione in quel di Sappada, verso la fine della stagione partigiana...Mi raccontò dettagliatamente molte altre preziose vicende chiedendomi in qualche modo di aiutarlo con denaro, ciò che feci perché non aveva un soldo e mi faceva pena. Seppi molte cose con particolarità sul caso Olmo, su Ovaro etc. ( Breve parentesi : …io e “Fischietto”ci conoscevamo fin da ragazzi. Prima di buttarsi a fare il partigiano egli lavorava con l’azienda di trasporti Cimenti di Entrampo, località vicina al mio paese. Faceva il camionista addetto al trasporto di tronchi, dai punti di carico nei boschi alle segherie di fondovalle. Un lavoro di levatacce. Partiva alle tre del mattino con un rumoroso “Bielle” che saliva rimbombante la silenziosa val Pesarina per ra ggiungere i neri boschi di Lavardêt dove , all’interno, sembrava notte anche di giorno. Talvolta andavo con lui per poi lasciarlo nella località menzionata e raggiungere le grandi malghe verso il confine col Cadore). Poco dopo essere stato rimesso in libertà “Fischietto” venne di nuovo arrestato, in Comelico, su una macchina rubata e tornò in carcere. Morì qualche anno dopo abbandonato da tutti. So anche di altre esecuzioni in zona di Paularo, una delle quali al passo Duron, di un milite della Salò, il quale tuttavia sembra si fosse reso colpevole di estorsione. Confesso che sento sempre dell’ interesse per quello che mi raccontava “Fischietto” di cui naturalmente stesi memoria, perché rivivo quei tempi ed i momenti, taluni da brivido che meritano di essere raccontati, e rammento il periodo finale dell’autunno 1944 che, coi grandi rastrellamenti tedeschi, travolse la lotta e le speranze della stessa….. Riguardo la vicenda di Ovaro, cui lei accenna parlando di rappresaglie cosacche, ho già pubblicato molto, sia editorialmente che giornalisticamente e tramite Facebook, ma pubblicherò ancora. Nelle vicende partigiane dell’ Adriatisches Küstenland (Carnia, Friuli etc.) esiste un’ombra che certamente oscura l’impegno patriottico che, in prevalenza, non c’ è stato anche se molti degli aderenti al movimento hanno poi pagato con la vita, esecutati dai tedeschi o deportati, ma questa è una conseguenza e non la prova dell’ impegno patriottico.Pur con tutti gli aspetti fuorvianti dell’iniziativa partigiana, tenendo fermo il concetto che il seme per germogliare deve marcire, nutro interesse per taluni accadimenti di cui fu protagonista la corrente rossa, riguardo i quali lo storico, ed io tale mi ritengo, più che valutazioni di merito deve spiegare le causali andando oltre il  pubblico giudizio  che spesso è solo apparente, come nel caso Porzus su cui ho pubblicato, editorialmente e giornalisticamente ed anche via Internet,  le causali fondate che motivarono l’esecuzione. E questo si chiama fare lo storico.

04 luglio 2016

PIER ARRIGO CARNIER




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