martedì 2 settembre 2014

LA VERITA’ SUGLI ATTENTATI PARTIGIANI E RAPPRESAGLIE TEDESCHE NEL PROCESSO KESSELRING


COMUNICATO AD AMICI, SIMPATIZZANTI ED A CHIUNQUE ABBIA INTERESSE A VICENDE STORICHE

Con riferimento a quanto da me pubblicato nel  precedente spot del 26 agosto u.s. sotto il titolo “” ATTENTATI PARTIGIANI E RAPPRESAGLIE TEDESCHE” ritengo utile far seguito con ulteriori precisazioni.  

LA VERITA’ SUGLI  ATTENTATI  PARTIGIANI  E  RAPPRESAGLIE TEDESCHE NEL PROCESSO  KESSELRING                            

 Solo gli alleati disponevano dei mezzi per sopraffare l’esercito tedesco e costringerlo a rivalicare  i confini in ritirata. L’attività  partigiana, di predominante tendenza comunista,  servì gli interessi degli alleati che trovarono il modo di influenzarla  ed a comprova di ciò riporto qui di seguito il testo di un manifesto, che conservo fin dalla fine della guerra,  a firma del Felmaresciallo Kesselring,  reso pubblico nel 1944 con affissioni nelle sedi municipali, nelle piazze ed anche lanciato come volantino, dagli aerei da ricognizione tedesca,  nelle zone di  presunta o segnalata  presenza partigiana…

“ITALIANI !
Dopo Badoglio anche il Generale inglese Alexander in un proclama ha ordinato fra l’altro :” Assalite i comandi e piccoli centri militari !
Uccidete i Germanici alle spalle, in modo da sfuggire alla reazione per poterne uccidere degli altri !”
Badoglio, che ha sospinto gli italiani al fratricidio, si è condannato da solo. E anche il Generale Alexander, col suo proclama, si è messo al bando di ogni onore militare.
Questo è il mio parere di soldato. Come uomo condanno inoltre l’invito ad uccidere alle spalle, poiché immenso sarebbe il lutto portato nelle famiglie italiane che non hanno colpa, a seguito della nostra rappresaglia.
Finora ho dimostrato coi fatti che il rispetto dei principi umani è per me una cosa di logica normale. Come capo responsabile però non posso più esitare ad impedire coi mezzi più repressivi questo spregevolissimo e medioevale sistema di combattere.
Avverto che userò immediatamente questi mezzi e ammonisco i badogliani e sovversivi a non continuare col contegno tenuto finora.

                                                                Il Feldmaresciallo
                                                                   KESSELRING

Fu quindi il generale britannico Alexander ad incoraggiare gli attentati col menzionato proclama diffuso a mezzo radio Londra, in particolare con la frase “Uccidete i Germanici alle spalle, in modo da sfuggire alle reazione per poterne uccidere degli altri. Quest’ultima frase “…in modo da sfuggire alla reazione per poterne uccidere degli alti ” significava che  i partigiani non dovevano dichiararsi autori degli attentati e tantomeno intervenire a difesa della popolazione al verificarsi delle inevitabili conseguenti rappresaglie tedesche. Ad attentati compiuti i partigiani sparivano infatti di circolazione. In realtà,  non erano nemmeno sufficientemente organizzati  per intervenire in forze e con le armi. Le  irresponsabilità partigiane sono argomento su cui  gli organismi preposti  alla memoria e finanziati con denaro pubblico non aprono bocca e gli storici, ormai prevalentemente orientati a sinistra, girano attorno all'argomento. 
Sia ben chiaro comunque che nemmeno sono d'accordo con la severa metodicità tedesca riguardo il sistema seppure legittimato che, dopo gli attentati partigiani  non avendo trovato i colpevoli,  i tedeschi rastrellassero  a mano armata cittadini innocenti nella proporzione di 10x1 che poi venissero fucilati. C’è qualcosa che moralmente non sta in piedi.
La verità  riguardo i due aspetti estremi,  l’irresponsabilità partigiana da un lato e  l’inclemente fredda  metodicità tedesca dall'altro lato, fu  bene delineata  nel  processo Kesselring,  celebrato  a Venezia dal Tribunale militare britannico, dal 17 febbraio al 6 maggio 1947. Presente al processo  il Feldmaresciallo Kesselring fu condannato a morte per l’ordine  da lui emanato il 17 giugno 1944 che autorizzava rappresaglie contro i civili. La pena fu poi commutata in ergastolo e seguita, causa grave malattia, dalla grazia. Nel processo fu chiaro comunqueche la rappresaglia delle Fosse Ardeatine era inevitabile (come ben sapevanogli attentatori comunisti) ed inoltre che Kesselring, il quale non poteva ignorare nella sostanza l’ordine di Hitler, la rese meno apocalittica rispetto alla furia del Fuehrer. L’ordine del 17 giugno (questa fu la tesi difensiva del Feldmaresciallo) fu emanato come risposta alla recrudescenza degli attacchi partigiani dopo il proclama del generale Alexander, come sopra da me riprodotto, rivolto ai partigiani tramite Radio Londra.  Il contenuto della sentenza resta di grande interesse giuridico in quanto vi si evidenziano particolarità del “Recht del  Landkriegfürhrung ( Leggi della guerra terrestre) 1941, p.83, riguardo gli ostaggi per rappresaglia e la circostanza che dà motivo che possano essere uccisi. Il punto chiave sollevato dal Pubblico Ministero risiedeva infatti nel seguente interrogativo : “…se sia possibile, in talune circostanze, sparare ad una persona innocente per rappresaglia”. Sempre il Pubblico Ministero, nel corso del dibattimento, fece la considerazione seguente : “…quel che il Feldmaresciallo Kesselring doveva gestire non era rappresentato da Paesi organizzati con i loro Governi ma da persone irresponsabili in generale, con cui non era possibile negoziare; persone rispetto alle quali egli non poteva dire ai leader  responsabili (s’intende evidentemente i capi partigiani) “ Voi dovete controllare i vostri seguaci ! ”. Perciò suggerisco che se mai ci sono state circostanze in cui si sarebbe dovuto far ricorso  alla rappresaglia nel caso in cui non si fosse riusciti, pur applicandosi in modo adeguato, a scoprire il vero colpevole, quelle circostanze rappresentano il tipo di caso in cui la rappresaglia deve essere considerata appropriata…”(1-Nota)
Fu l’intervento al processo del noto generale americano Eisenhower a pronunciare la  frase che : “L’obbedienza agli ordini  di guerra deve essere assoluta e non condizionata da scrupoli morali”, dichiarazione che  incisivamente valorizzò i comportamento militare  di Koesselring, prescindendo dalle ritenute responsablità del medesimo per le quali fu condannato, con successiva grazia motivata da malattia.
Mi riservo qualche eventuale ritocco.
02 settembre 2014                                                                            
                                                   PIER ARRIGO CARNIER


(1-Nota) = Ho sempre avvertito riluttanza e disapprovazione concettuale riguardo l’esecuzione di cittadini innocenti rastrellati a scopo di rappresaglia,  incontrando uno scoglio psichico avverso. Tuttavia, seppure con tale riserva mai del tutto sciolta, avendo doverosamente preso cognizione, come storico,  delle convenzioni internazionali sul caso, basate certamente su accurate valutazioni, mi riferisco naturalmente alle norme vigenti nel corso della seconda guerra cui ho anche accennato nel mio spot del 26.08.2014 ed anche in altre circostanze, ne riassumo qui di seguito il concetto sostanziale.
Spetta alle  forze militari di un Governo legittimato la sovranità sul territorio di altro Stato occupato da dette forze in circostanze di guerra e compete loro il compito di garantire l’ordine e la sicurezza dei cittadini. Lo stato di guerra comporta a sua volta il dovere  dei cittadini di rispettare la sovranità  e collaborare,   nel caso di attentati contro le forze occupanti, ad accertare i responsabili per cui ove, nello spazio imposto dalle norme,  questi non siano stati individuati,  l’azione di rappresaglia sui cittadini medesimi diviene atto legittimato secondo lo spirito delle convenzioni internazionali. Ovviamente a fine conflitto, potrà essere esercitato il diritto, da parte della magistratura competente, di accertare fatti ecircostanze e la regolarità esecutiva della rappresaglia medesima in base alle norme. Il fatto che gli attentati siano dovuti a forze insurrezionali poi riconosciute  prescinde e non intacca il rispetto dei diritti derivanti dalla sovranità esercitata dell’occupante,  riferiti al momento storico dell’esecuzione della rappresaglia.


                                 PIER ARRIGO CARNIER


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