COMUNICATO AD AMICI, SIMPATIZZANTI E
CHIUNQUE ALTRO ABBIA INTERESSE ALLA STORIA
                                    PORZUS
                           7 FEBBRAIO 1945
Ho
letto sul Corriere  Della Sera di ieri, 7
febbraio, un articolo per la verità non rilevante sulla vicenda di Porzus ed oggi ho notato che
l’argomento è stato rievocato da uno dei quotidiani  del Friuli Venezia Giulia e forse da altri.
Conservo
una cartella voluminosa di miei articoli pubblicati al riguardo su vari
quotidiani a cui corrispondevo o collaboravo (L’Arena di Verona, Il Giornale di
Vicenza, Il Gazzettino…), ultimo nel 2012 su “ La Voce di Mantova”,  argomento che trattai anche su alcuni
periodici.
Da
quanto recentemente ho letto, scritto da altri, vedo che il tenore dei giudizi  dopo settant’anni dai  fatti persegue una linea  accomodante chiaramente politica onde non
urtare interessi, metodo da cui dissento nettamente. Nel Friuli, dal mio punto
di vista, sussiste un condizionamento nell’esposizione effettiva dei fatti
dovuto alla  cappa clericale (non che io
sia contrario alla Chiesa) e in riferimento a Porzus si tende a far credere
che la ventina di vittime osovane  vadano assunte come
simbolo di martirologio in nome 
dell’italianità mentre  l’analisi
dei fatti e delle prove dimostrano una situazione diversa. Da ex membri dell’Alto
comando tedesco di Trieste ebbi a suo tempo conferma che la Platzkommandantur di Udine aveva stretto rapporti con esponenti dell’Osoppo per cui in realtà,
tedeschi ed    Osoppo avevano “annodato le
fila”, affermazione che trova riscontro nei rapporti che membri delle missioni
britanniche, accreditati presso i partigiani (Sir Thomas Mackpherson ed
altri) resero a fine informativo al superiore Comando sulla base di informazioni e valutazioni
dai medesimi recepite da fonte slava. Considerate le circostanze e le tensioni della guerriglia appare ovvio
che, il concetto dell’azione esecutiva di Porzus, fu motivata da decisioni
operative  causate di fatto dal cedimento
della condotta dall’Osoppo rispetto ai principi della Resistenza, confermato da
fonte tedesca.
Questi
sono i fatti e non chiacchiere per cui, sotto il profilo storico,  l’azione punitiva su Porzus fu motivata. Ebbi
vari rapporti con Giacca (Toffanin Mario), ex capo dei GAP che guidò l’azione esecutiva, 
onde arrivare a una chiarificazione e convengo che  le motivazioni dal medesimo addotte coincidono
con quanto da me accertato. Che l’operazione esecutiva avesse potuto
risparmiare taluni giovani ignari, è
stato da me osservato a Giacca, ma le
regole della guerriglia e lo stato delle circostanze non evitarono tale
crudeltà.
Non
condivido naturalmente e disapprovo l’utilizzo strumentale che si fa della
vicenda Porzus sul piano politico con pressappochismo ed impreparazione, come
già infatti per lunghi decenni l’argomento fu utilizzato dalle forze politiche
democratiche  (Democrazia Cristiana) in
funzione anticomunista onde  trarre dei
successi elettorali. Allora i comunisti attuarono una difesa sbagliata attribuendo la
responsabilità, come capro espiatorio,  ad
un errore di  Giacca, ed  oggi, per ragioni di comodo, sempre i
comunisti  modificati in Partito
Democratico, sono disposti a cambiare versione ma il giudizio storico è dato
dalle prove menzionate ed è inutile girarvi attorno all’italiana.
  08 febbraio 2015
                                                             PIER
ARRIGO CARNIER
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