martedì 18 luglio 2017

VOLUME COSACCHI CONTRO PARTIGIANI - MURSIA - MILANO


COMUNICATO
Mi rivolgo, per quello che intendo e stò per dire, ad amici e lettori soprattutto del Friuli Venezia Giulia, e in ogni caso ai molti altri del resto d’Italia, e agli altrettanto molti conoscenti e lettori esteri dell’Europa occidentale e dei paesi dell’Est , Federazione Russa e Repubbliche asiatiche comprese, nonché Stati Uniti d’America.
Mi riferisco al maldestro tentativo da parte di taluna persona, secondo serie fonti informative di nessun prestigio a livello storico nazionale, ma relegata nell’alveo paesano e quindi una voce nel deserto, che ha ritenuto di esporre, via Internet, punti di vista personali del tutto immotivati , vale a dire privi di sostegno probatorio in un linguaggio di pretesa critica privo però della proprietà specifica in tal senso e tanto meno scientifica, dettato solo da acredine ed invidie su presumibile spinta di qualche sinistra consorteria partigiana, sul mio recente volume COSACCHI CONTRO PARTIGIANI diffuso nella ben nota collana storica della Mursia-Milano. Riferisce, detta persona, di non poter tollerare i contenuti del mio volume. La frase “di non poter tollerare”è perfino ridicola e , sapendo di toccare l’opera di un autore, manca di ogni principio di etica morale
Fa quindi seguito il tentativo di insinuare l’obbiettività storica di questo mio lavoro con l’invenzione, autentico falso, che la documentazione prevalente d’appoggio è tedesca, mentre invece la documentazione da me prodotta o dichiarata a sostegno è sia italiana che tedesca e, soprattutto, prove eloquenti sono le lettere dei partigiani pordenonesi Gianni Zuliani e Agostino Zanelli probatorie dello sfacelo, a fine estate 1944, dell’organizzazione partigiana della Destra Tagliamento, situazione che, analogamente, come già spesso ho dimostrato, ebbe verificatasi in Carnia ed altrove. Scrive lo Zanelli “Piero” : “… Le formazioni partigiane, soprattutto quelle di montagna, si avviano al disfacimento…Le popolazioni non riconoscevano più nei partigiani gli interpreti delle loro aspirazioni, i loro protettori, le forze sane e costruttive del paese”. A sua volta Gianni Zuliani quale membro di un battaglione partigiano garibaldino della Ippolito Nievo, nelle interessanti sue pagine diaristiche denuncia apertamente, a seguito dei grandi rastrellamenti tedeschi, la crisi morale dei resistenti, il loro fiaccamento e disapprovava con sdegno l’esecuzione, su ordine del comandante Chirurgo, di due prigionieri tedeschi portati al seguito.  Molto importanti sono poi le dichiarazioni del parroco di Barcis, don Carlo Conforto, che smentiscono categoricamente le grossolane menzogne di un partigiano osovano, finalizzate a denigrare il comportamento dei cosacchi attribuendo loro il crimine , autentica invenzione, di aver violentato e poi squartato una donna a sciabolate e dei nipotini fatti saltare in aria con una bomba a mano legata al petto di ciascuno di loro, nonchè la lettera della signora Lina Mamolo, del villaggio di Peonis nel Friuli occidentale, che riferisce il pessimo comportamento dei partigiani ( ladri) . Scrive la Mamolo : “ Quando sapemmo che i cosacchi dovevano ritirarsi, piangemmo. Molti cosacchi erano di stirpe nobile, persone istruite, parlavano più lingue, erano estremamente dignitosi. Non rubarono mai nulla, come invece fecero spesso i partigiani... Abbiamo avuto più problemi con la nostra gente. Vi si si aggiunge la versione del massacro, citato da Giovanni Urban, dei prigionieri cosacchi di Avasinis, ex militari donne e bambini di cui uno o due in fasce, a fine della guerra sulle montagne, dopo aver loro promesso salva la vita con la consegna agli americani. Vi è poi molto altro ed infine c’è l’affermazione sacrosanta che noi italiani i tedeschi li abbiamo traditi.
Egregi signori c’è da vergognarsi . Pertanto il tentativo di screditare i contenuti del mio volume da parte di taluna persona e di galoppini addestrati a fare il portavoce, uno dei quali si fece vivo tra i presenti alla presentazione del mio menzionato libro, il 9 giugno a Tarcento, ed è stato ovviamente tacciato di essere il megafono di menzogne spudorate preparate a tavolino da certo vecchiume partigiano.
Cari amici ed estimatori vicini e lontani ho redatto questo sunto di prove schiaccianti onde dimostrare la falsità dei punti di vista personali del taluno risultanti in un sito Internet. Confesso che mi aspettavo qualcosa di simile stante lo sferzante e profondo impegno per la verità del mio lavoro su basi inattaccabili, così valutato da fonti storiografiche competenti, e l‘indovinato titolo COSACCHI CONTRO PARTIGIANI che, in base a positivi giudizi non miei, ha una sua forza dirompente.

Concludendo resto quindi del tutto indifferente ai menzionati inconsistenti punti di vista stante il lusinghiero successo del mio menzionato volume che, tenendo conto di altre mie pubblicazioni di fondamento storico su piano nazionale, rafforza la mia lunga stagione operativa. Tutto ciò con la sola riserva di un’eventuale segnalazione del caso, ove nei miei riguardi possa ravvedersi motivo di lesione etico morale, a primario Studio legale di Venezia altamente specializzato in sede penale, a cui già in anni passati mi affidai con ottimi risultati.
18 luglio 2017                                                                PIER ARRIGO CARNIER

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