mercoledì 4 giugno 2014

COMMEMORAZIONE ANNUALE DELLA TRAGEDIA COSACCA DELLA DRAVA E DELLA FORZATA DEPORTAZIONE DEI COSACCHI IN SIBERIA


COMUNICATO AD AMICI E SIMPATIZZANTI



COMMEMORAZIONE ANNUALE DELLA TRAGEDIA COSACCA DELLA DRAVA E DELLA FORZATA DEPORTAZIONE DEI COSACCHI IN SIBERIA


 Sabato 31 maggio ha avuto luogo la commemorazione della tragedia cosacca della Drava e della forzata deportazione dei cosacchi in Siberia verificatesi nel lontano  1945. Dopo la messa da requiem , celebrata nel cimitero di “Peggetz”alla periferia sud di Lienz nell’Östtirol, dal noto arcivescovo russo ortodosso di Ginevra, dott. Michael Donskoff   assistito dal Protodiacono dott. Georg Kobro, i convenuti si sono spostati  a Tristach, nell’area dove sorge il monumento dedicato al generale tedesco Helmut von Pannwitz, onde onorare  la di lui memoria essendo stato il medesimo, quale comandante del 15° Corpo di cavalleria cosacca nei Balcani, giustiziato a Mosca  mediante impiccagione nel 1947, assieme ad altri, generali cosacchi, su  sentenza della Suprema Corte Sovietica, con l’imputazione “.. di aver condotto, durante la grande guerra patriottica e per conto dell’esplorazione tedesca, la lotta armata contro l’Unione Sovietica con reparti da loro formati”. Un pregevole coro ha reso onore alla cerimonia di Tristach dando luogo a  momenti di toccante suggestione.
Per chi non lo sapesse le forze cosacche, caucasiche, russe confluite in ritirata nell’alta Drava in prevalenza dall’Italia e poi consegnate ai sovietici erano circa centomila cui si aggiunsero altre  decine  di migliaia provenienti dalla Iugoslavia ed accampatesi nel sud Carinzia, ugualmente consegnate. E’ utile ricordare che i cosacchi, i caucasici ed altre forze  collaborazioniste della Germania, allora nostra alleata, particolare da non dimenticare,  giunsero in Italia con compiti di presidio e di sicurezza del territorio minacciato da bande partigiane. Le stesse assunsero, inoltre, il compito di difesa tant’è  a  centinaia   morirono lungo la linea  che correva da Fiume a Trieste, Gorizia, Tolmino, Kraniska Gora, impegnate a sopporto di unità tedesche  assieme a contingenti della Repubblica Sociale Italiana, che pure pagarono un alto prezzo di vite umane, nel  respingere i tentativi degli slavi di Tito  di occupare Trieste e parte del Friuli orientale. Su tutto questo, nelle scuole ed ovviamente nelle università, si tace. Va detto, inoltre che i partigiani dai fazzoletti verdi, che sbandierarono a lungo nel dopoguerra  il merito di essere stati i difensori del confine orientale d’Italia,  furono in senso pratico inerti  e i pochi nuclei   residuati nell’autunno 1944 dopo lo scioglimento dell’organizzazione Osoppo, vissero rifugiati in qualche angolo della Carnia in attesa della fine della guerra di cui si percepivano dei sintomi ed una parte a Porzus, quest’ultima eliminata nel febbraio 1945,  con un’azione esecutiva, per motivate causali, condotta da un gruppo comunista GAP guidato da Giacca ( Toffanin Mario), come riferito in altro mio precedente scritto. Da un giudizio oggettivo l’occupazione cosacca, genericamente così definita, dette luogo inizialmente ad inevitabili spiacevoli incidenti ed in seguito vi furono alcune ovvie reazioni  ad attentati  partigiani. Da risultanze ricognitive nel tempo emerge comunque che, le popolazioni, che avevano convissuto ed anche dovuto coabitare con le forze di presidio ed i profughi del seguito, non serbano odio verso i cosacchi. Tale constatazione trova oggettiva conferma nel film dal titolo “COSSACKJA” della durata di due ore,  girato nel 1984 da un’equipe di specialisti dalla RAI-TV nazionale, direzione di Roma, con l’appoggio di mie documentazioni d’archivio. Le testimonianze di cittadini, ivi risultanti, affermano infatti che la popolazione aveva paura dei tedeschi e dei partigiani ma non dei cosacchi.

4 giugno 2014
                             PIER ARRIGO  CARNIER

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