venerdì 27 novembre 2020

         CARNIER PIER ARRIGO

TRIESTE - CITTA' DI CONFINE VERSO L' EST
TRIESTE, uno scorcio. Città che ebbe validi raffinati scrittori. Non posso dimenticare Carolus L. Cergoly, autore del romanzo FERMO LA' IN POLTRONA , brillante evocazione in certo senso sarcastica dell' atmosfera imperiale austro-ungarica, epoca per certi versi favolosa. Carolus L. Cergoly fu cofondatore del quotidiano Il Corriere di Trieste al quale collaborai ed imparai da lui molte cose. Si disse che era di tendenza filoslava, forse per motivi di interesse finanziario con la confinante Iugoslavia di Josip Broz Tito i cui graniciari sparavano ed uccidevano, lungo la linea di confine, quegli slavi che tentavano di espatriare clandestinamente in occidente e molte furono le vittime. Erano i tempi in cui gli italiani di confine, in lunghe colonne di auto, di sabato e domenica, sciamavano nella vicina Slovenia per acquisti di merci e buon prezzo e fare il pieno di benzina a costo incredibilmente ridotto. L' immagine di Tito era dovunque esposta nei bar, supermercati etc. Piacevano le musiche folcloristiche in voga negli ambienti pubblici che creavano un permanente clima festoso per certi versi celebrante la resistenza jugoslava che fu, a mio avviso, vera resistenza. A me, piaceva, veramente la canzone " Jugoslavie" : la percepivo come inno nazionale. Mi colpivano i toni fascinosi dal contenuto declamante e strascico nostalgico che rievocava un groviglio di sofferte vicende passate, bagnate di sangue...All' interno della Federativa iugoslava si percepiva un senso di assestamento e normalizzazione, costruttivo della nuova Iugoslavia. ed era apprezzabile. Nonostante tutto restava però un filo di sospetto, almeno in me che conoscevo come studioso il retroscena dei grandi massacri di fine guerra, un qualcosa di nascosto dietro la porta cioè di non limpido. Questa fu una mia sensazione su cui meriterebbe scrivere.
POST SCRIPTUM
Mi spiego sulla riserva finale di cui sopra. Nato e cresciuto nel fascismo e nazionalsocialismo in cui si credeva ed anch'io ci credevo come dottrina irrinunciabile e che, in realtà, fu forma necessaria a raddrizzare per quanto riguarda l' Italia, lo sbandamento di fine della prima guerra ed immediato dopo e fu la spinta che raddrizzò l' economia nazionale e portò l' Italia ad una posizione di prestigio. Il fascismo e il nazionalsocialismo predicavano la condanna assoluta di ogni fede a sinistra, concetto che costituiva il punto chiave della fedeltà di destra. Via via negli anni del dopo seconda guerra ritengo di aver compreso, con chiarezza, il concetto di libertà, argomento non semplice e mi disincagliai da fedeltà politica, credo sbagliando perchè, il non assumere un inquadramento sincero ed attivo sul piano politico, ti separa da interessi vitali ed importanti. Comunque le esperienze di vita poi ti insegnano, purtroppo un po' tardi. Vissi anche dei periodi quasi simpatizzando per un senso di anarchia il che, a mio giudizio, derivava dalla mia immersione nella comprensione del vasto panorama culturale dell' arte pittorica, la cui splendida forza favoleggiante ti introduce a conoscenze sublimi, ma ti distanzia da interessi materiali. Detto questo come premessa voglio motivare che cos' era e che cos'è il filo di sospetto cui ho accennato, quel qualcosa di nascosto dietro la porta cioè non limpido, sensazione che avvertivo nei rapporti in veste di turista o comunque di cittadino a diporto nella realtà della Federativa iugoslava staccatasi nel 1948 dall' influenza sovietica ma pur sempre radicata su principi marxisti. Era il riemergere di una residua avversione, radicata nell' animo negli anni del fascismo e nazionalsocialismo, contro il concetto di sinistra. Nella forza dell' autogestione socialista della Federativa iugoslava avvertivo un' innovazione indubbiamente valida ed anche invitante e Josip Broz Tito si era reso veramente prestigioso con la creazione, a Belgrado, della sede degli Stati non allineati, organismo che aveva la sua rilevanza internazionale. Ma c'era sempre un che' residuo, un qualcosa di minimo che bisognava deglutire, ed era quell' avversione ex fascista radicata nell' animo che in realtà meritava di essere superata e bisognava credere nella nuova Iugoslavia unita.. Il mondo social comunista iugoslavo, quello dell' est, dello stalinismo comunista dell' URSS, è comunque caduto, scomparso in modo allucinante. Non mi è mai riuscito di capire se il crollo fu dovuto a insostenibili principi di fondamento ideale o se sia stata l' opera massonico-capitalista ad innescare e provocare il crollo con le sue larvate, lente occulte manovre. Se si pensa ai lunghi decenni di imperialismo di sinistra, all' impegno dedicato da politici, studiosi, convegni, tragedie, al trascinarsi di un sistema che poi è improvvisamente finito e del quale quasi non si sente nemmeno più parlare, si resta senza parole.
27 novembre 2020
CARNIER PIER ARRIGO
L'immagine può contenere: cielo, spazio all'aperto e acqua
Laura Zanardo, Stojka Radulović e altri 13

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