venerdì 14 maggio 2021

 


 CARNIER PIER ARRIGO

PICCOLI GRANDI RICORDI.

IL MONDO DELLE MALGHE E DEI PASTORI CARNICI

Fin da ragazzo ebbi un' attrazione dal mondo agreste contadino della Carnia in particolare per l' ambiente dei pastori e malgari, questi ultimi che, in genere, era gente possidente benestante Ero attratto dalla conoscenza del loro ambiente, comunque chiuso. Volevo capire il loro modo di essere, definire il motivo del loro andamento nel camminare appartato anche sulle strade maestre, inevitabilmente ripetitivo del loro andare per sentieri e scorciatoie di montagna. In estate salendo certi luoghi prativi, mi piaceva vedere lo scintillio delle falci che, falciatori uomini e donne tenevano in mano per affilare il profilo della lama mediante la cosiddetta "coote " una pietra che tenevano affondata in un fodero di legno che pendeva sul fianco agganciato ad una cinghia attorno al corpo. Stante la mia sensibilità verso pastori e malghe mio padre, fin quand' ero ragazzo mi portava a fare un giro sulle montagne circostanti il mio paese, per conoscere l' ambiente delle malghe. Via via negli anni, con mio fratello Alcide o qualche amico, ma soprattutto da solo mi dedicai molto a fare delle camminate sulle montagne..Via via conobbi quindi tutte le malghe e casere delle Carnia e in parte quelle austriache riferite alla Gail Tal , Lesach tal e dintorni del Weissensee. In seguito, nel corso dei miei due anni di militanza nelle truppe alpine, conobbi l' ambiente dei malgari della val d' Aosta e poi quello del Trentino ed Alto Adige il che mi diede modo di fare dei confronti delle malghe e dei malgari della Carnia.Questo piaceva molto all' Ors di Pani e fu alla base della nostra amicizia cui si aggiunse la mia accurata conoscenza, nata da studio, della regolamentazione sul piano di diritto ad uso civico od allodiale inerente ai beni patrimoniali silvo-pastorali della vecchia Carnia che, la Repubblica Veneta, ebbe a disciplinare
Come dissi conobbi tutte le malghe della Carnia, talune ormai inesistenti, cadute in abbandono e quindi finite in distruzione per varie ragioni in relazione al cambiamento dei tempi. Ai vecchi tempi chi possedeva una malga era un piccolo padre eterno poi le cose cambiarono. Conobbi una delle più vecchie malghe, la Gergia che, da tempo in fase di abbandono era in stato di crollo.Stava giù lungo un dorsale di montagna sulla sinistra della valle Naverza. Era malga di inizio stagione, si caricava ( in carnico "" si chiamava" ) verso il 25 maggio per la durata di una quindicina di giorni e poi passare la mandria su altra malga. Giunto sul luogo mi apparvero i resti : spezzoni afflosciati di travi del tetto della casera e di una "loza". Lì per li', in un silenzio profondo, ebbi la sensazione che, quei resti parlassero, mi ravvisassero il tipico odore di casera e di frasche bruciate, delineassero figure di pastori in penombra....e provai commozione. Era giugno. Ricordo che il brave campiglio ed i tratti di ripido pascolo erano ricchi di tarassaco a chiazze, fiore giallo dorato.. .In Pani, seduto assieme all' "Ors" nel suo casolare e parlando di malghe, ebbi a riferirgli queste mie sensazioni sulla Gergia che, in stato di abbandono stava scomparendo ed egli mi ascoltò in silenzio, guardandomi col suo sguardo profondo che ti trascinava nella profondità dei secoli....!!!
L' "Ors", sempre parlando di malghe, insisteva nel dire che il pascolo vergine iniziale delle malghe era oro ai fini della produzione casearia. Secondo lui l' erbaio cresciuto sullo scioglimento delle nevi conteneva, nella sua freschezza, delle preziosità. Faceva poi distinzione tra i pascoli posti a levante e quelli a ponente, cioè a "miez dì" o a "miezegnot" , nel senso che i prodotti caseari dei pascoli a levante dalle erbe piuttosto asciutte, erano più adatti per la conservazione.
Riandando alll' accennata Navarza, splendida valle di malghe con vasta abetaia sulle montagne ad ovest della Carnia , mi piace ricordare un fatto. Mio cognato, Nigris Guseppe, in detta valle era comproprietario di malga Palazzo e vasto bosco sottostante di abete. Vi fu un periodo in cui ebbi l' incarico di cercare un nuovo gestore della malga che trovai in un malgaro di Buttea nelle valli di Lauco. Palazzo era malga agevole raggiungibile con strada da automezzi. Oltre al pascolo disponeva di vaste fasce di prato, dette " bioichias", per sfalcio e conservazione del fieno in covoni per l' alimentazione della mandria ridotta, dopo la smonticazione agli inizi settembre che, per il periodo di "germaria", salvo caduta di prime nevicate, perdurava fino a metà ottobre. Questi particolari a parte credo possa interessare che, la grossa proprietà di malga Palazzo e vasto bosco Naverza, in godimento comunale ad uso civico invendibile, fu privatamente acquisita da Nigris padre di mio cognato, nel periodo di occupazione austroungarica 1916-1918 dopo lo sfondamento del fronte italiano a Caporetto.. L' occupante aveva infatti pieni poteri per una tale decisione. Rammento che, in un mio colloquio col commissario per gli usi civici della regione Friuli Venezia Giulia, dottor Carmelo Palermo avente sede a Trieste, il medesimo mi confermò la piena legittimità di tale vendita.
14 maggio 2021 C ARNIER PIER ARRIGO


Nessun commento:

Posta un commento