venerdì 9 maggio 2014

LA VERITA’ VERA SULLA RESISTENZA E LA SVOLTA DI SALERNO

COMUNICATO AD AMICI  E  SIMPATIZZANTI

Talune argomentazioni apparse di  recente sulla stampa nazionale ed anche  ambientale del Friuli Venezia Giulia sulla Resistenza mi hanno stimolato a ribadire e formulare alcune precisazioni.

LA VERITA’ VERA SULLA RESISTENZA
E LA SVOLTA DI SALERNO

La maggioranza degli italiani, non per ignoranza, ma per scarso interesse alla cultura storica  o per naturale svagatezza riguardo la conoscenza delle autentiche verità non conosce quello che  fu realmente la Resistenza, il suo vero obbiettivo politico, l’autentica portata delle forze operative. Ad annebbiare e d alterare pesantemente la situazione ci pensò poi la funzione didattica  che fece della Resistenza un improprio filone   agìografico consacrato  all’ affermazione di lotta per la libertà dell’Italia.
Pochi italiani conoscono inoltre ciò che effettivamente fu la Svolta di Salerno dove il Governo del Sud, su proposizione di Palmiro Togliatti, leader del Partito Comunista rientrato da Mosca nel 1944 e poi eletto ministro della giustizia, espresse il riconoscimento per l'Italia del Nord occupata dai tedeschi, del Comitato  di Liberazione Nazionale Alta Italia che fu formato da varie rappresentanze politiche e quindi su base democratica ma, con sua riserva, che l’Italia sarebbe poi  diventata una Repubblica progressista subalterna all’Unione Sovietica. A confermare tale situazione traggo alcuni brani significativi da un risposta data di recente, dal direttore del Gazzettino di Venezia a un interlocutore in materia e pubblicata  sul proprio quotidiano, nella pagina LETTERE AL DIRETTORE, il 4 maggio corrente  e di cui riassumo sinteticamente il contenuto: “ …La svolta di Salerno fu una grande intuizione di un politico di grande e spregiudicata intelligenza come Palmiro Togliatti, ma, come ormai molte fonti storiche  hanno confermato, non fu una scelta autonoma del grande capo del Pci, ma una decisione condivisa e pianificata con Stalin, il dittatore e sanguinario leader dell’Unione  Sovietica, paese-guida con cui il partito comunista italiano mantenne un rapporto di fedeltà ed anche di subalternità fino a tutti gli anni Sessanta. Salerno e le mosse successive testimoniano pertanto  non la scelta compiutamente “democratica” del Pci , ma la grande abilità di Togliatti, che vide in quella svolta un necessario passaggio obbligato per avvicinare o portare il Pci alla conquista del potere e preparare il  terreno per la successiva trasformazione dell’Italia in una cosiddetta democrazia popolare, guidata dal partito unico  subalterna all’Unione Sovietica ed alla sua politica totalitaria. Se questo progetto fallì non fu certo per una diversa scelta strategica dei vertici del Pci o per la loro decisione di svincolarsi in qualche modo dall’orbita sovietica. Il legame con l’Urss restava comunque fortissimo e indissolubile. Lo testimonia il fatto che, nel febbraio del 1948, Togliatti e i suoi salutarono con valutazioni entusiastiche il colpo di stato in Cecoslovacchia ad opera degli uomini di Stalin. L’italia rimase invece, pur con tutti i suoi limiti, un Paese libero e ancorato all’Occidente il che lo si deve, non ai meriti di Togliatti, bensì alla sua sconfitta e a quella del Fronte popolare nelle elezioni dell’aprile del 1948.”
Le precisazioni di cui sopra confermano inoppugnabilmente che l’obbiettivo resistenza non era la libertà d’Italia ma l’instaurazione del potere comunista. Lo sforzo resistenziale cadde quindi nel 1948 con la sconfitta alle elezioni  del Fronte popolare stante la prevalente disapprovazione, da parte degli Italiani, dell’orientamento comunista Si tratta di circostanza che  ricordo perfettamente trovandomi allora quale militare del 4° Alpini con ad altri commilitoni e forze di polizia, comandate come misura di sicurezza nella circostanza elettiva, nella città di Biella in Piemonte.
 Riferendomi ancora una volta alle vicende resistenziali della Carnia ed alle ultime squallide invenzioni di  Zona libera o Repubblica della Carnia,  osservo  che  in occasione a tradizionali circostanze rievocative la stampa ambientale, anche di recente, rievoca con genericità luoghi comuni ma mai  si parla con concretezza  dei veri protagonisti che dettero il via all ’iniziativa partigiana su principi ideali filostalinisti quali Mirko, Nembo, Guerra, Grifo, Diego, Remo Milanese,  Cernikow, Gracco,  Alfonso, Aso ed altri, comandanti e capi che, nella maggior parte,  pagarono con la vita la propria  fede ideale di base marxista, caduti in azione, fucilati dai tedeschi o vittime di azione proditoria. La storia partigiana della Carnia, nella sua effettiva realtà con relativi comportamenti e metodi, è ancora da scrivere.

09 maggio 2014


PIER ARRIGO CARNIER 

1 commento:

  1. Interesse hanno sollevato i nomi da me citati. Si tratta di autentici protagonisti, cellule dai sintomi rivoluzionari emerse per effetto dell’ondata rossa filosovietica filtrata in occidente verso la fine della seconda guerra e recepita anche nelle valli della Carnia. La Resistenza rossa resta comunque sempre un fatto staccato dalla popolazione. Le rimanenti forze scese in campo talune tardivamente, dal punto di vista storico, furono in genere piuttosto comparsa o messinscena onde accampare, a fine guerra, dei meriti. L’ondata rossa fu comunque autentica, produsse paura e fu antesignana di profondi rivolgimenti, soprattutto nella figura e nell’operato del binomio romantico Mirko-Katia,( donna di indiscusso fascino) produsse inizialmente, tra luci e tenebre, un senso dirompente che poi via via si spense e sarà utile spiegarne le cause che, a mio giudizio, nessuno finora ha mai spiegato.

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