domenica 11 ottobre 2015

ULTERIORI CHIARIMENTI SUL CASO FOSCHIANI MARIO “GUERRA”

        COMUNICATO

Esteso anche agli amici della Slovenia e  Bosnia e relativi centri archivistici della Resistenza iugoslava.

ULTERIORI CHIARIMENTI SUL  CASO FOSCHIANI MARIO “GUERRA”

Mi riferisco  alla rievocazione storica di vicende partigiane della Carnia venuta  a svilupparsi in relazione a festeggiamenti  tenuti in onore di scomparse figure resistenziali  in quel di Cussignacco (Udine).
L’arresto del commissario “Guerra” (Foschiani Mario) il 28 febbraio 1945, da parte dei cosacchi del Terek a località “Chiandalis” sulla sinistra del Tagliamento, in territorio del comune di Socchieve, avvenne in base a una segnalazione segreta. Le possibili delazioni del commissario “Guerra”, sottoposto sicuramente a minacce e  probabili torture, furono solo un elemento tardivo non determinante riguardo le azioni antipartigiane condotte in quel periodo in Carnia, motivate invece da sussistente precedente delazione anonima di informazioni antipartigiane recapitata ai principali presidi cosacco-caucasici e tedeschi dell’alta Carnia, per cui le azioni repressive messe in atto furono una preventiva misura di sicurezza e garanzia delle vie di ritirata nel territorio dell’Adriatisches Küstenland in funzione della sovranità tedesca. Il Kommando Waffen SS. ADRIA, “Servizio informazioni” di Trieste, Sezione di Tolmezzo, era ampiamente informato sulle posizioni di svernamento partigiane nell’inverno 1944-45, in particolare per l’attività ricognitiva svolta dal SS. Gibilaro Eugenio, sott'ufficiale italiano arruolatosi nelle forze tedesche dopo lo scioglimento dell’esercito italiano dell’ 8 settembre, che fu infatti chiamato a rispondere, del suo operato d’indagine sull’attività partigiana, in un processo tenuto presso il  tribunale di Tolmezzo nel 1946,  e da me rintracciato in anni successivi  in Sudamerica dov’era emigrato (Nota n.1). Le possibili delazioni del “Guerra”  non erano una novità e  furono quindi assorbite da uno stato di denunce e segnalazioni già in essere, concentrate presso l’Alto comando SS. E Polizia di Trieste.
Riporto qui testualmente, a conferma,  quanto da me asserito, oltre trent’anni fa (1982),  nel mio volume “Lo Sterminio Mancato”-Mursia-Milano , pagine 418, a “pagg.149,150, 151.(Nota nr.2).
“”Sempre nell’autunno 1944, giunse ai comandi cosacchi, caucasici  della zona Carnia nord occidentale (Ovaro, Villa Santina, Comeglians…) una segnalazione dattiloscritta anonima ( redatta dopo un’ importante riunione di notabili ad Ovaro, intorno al  20 ottobre, presente il commissario tedesco ing. Franz Gnadlinger che rispondeva direttamente al supremo commissario dott. Rainer nonché i responsabili della direzione delle miniere di Ovaro e  in veste di semplici cittadini qualche membro del C.L.N. “VAL GORTO”, nella quale si discusse un piano di “eliminazione individui” orchestrato anonimamente contro i rivoluzionari della Garibaldi). Il  testo originale della segnalazione  dattiloscritta (documento che conservo) era redatto in inglese, evidentemente per favorirne la comprensione  e come misura cautelativa. La segnalazione suggeriva un piano di accerchiamento per catturare i partigiani e indicava, oltre ai precisi percorsi agli stessi abituali, quattro punti essenziali (Ampezzo, Lavardet, Comeglians,Villa Santina) entro il quali si estendeva il territorio interessato.  Si precisavano infine le località dove i capi “Mirko” e “ Gracco” della Garibaldi si aggiravano. Bastava quindi tendere loro un agguato””.
Dal tardi autunno fino a primavera i fatti dimostrarono che la segnalazione era stata presa nella dovuta considerazione. Caddero infatti liquidati alcuni dei maggiori esponenti  garibaldini, in  primo luogo “Gracco” sorpreso ai caucasici in val Pesarina il 14 dicembre . Seguirono poi i commissari “Nembo” e”Alfonso” quest’ultimo ucciso da una raffica in val Calda mentre tentava la fuga;  il commissario “Guerra”, catturato i val Tagliamento, come  da me precisato, veniva giustiziato   Udine il 9 aprile 1945. Era caduto frattanto il comandante “Grifo”: Restava in vita, quale elemento  temuto “Mirko” ormai emarginato e isolato assieme alla partigiana “Katia” (Gisella Bonanni) sulle montagne che sovrastano Pani. Con la scomparsa di alcuni dei maggiori esponenti, vennero a smorzarsi in buona parte nella Carnia,  gli impeti  rivoluzionari che contenevano un’istanza di ribellione da parte delle classi soccombemti . Il mitra spianato aveva, in parte, questo contenuto che fu ragione d’allarme per le forze reazionarie. “”

11 ottobre  2015

PIER ARRIGO CARNIER

Nota n.1 – Il Gibilaro Eugenio è ricordato in un mio articolo del 10 aprile 2011 sul Gazzettino.

Nota n.2

Si tratta di  mio volume ch’ebbe diverse riedizioni e fu depositato, dal noto docente dell’università di Oxford e storico britannico prof. Gerald Fleming, al processo tenuto in Israele negli anni ottanta, quale prova  a discarico di Ivan Demjaniuk, l’ucraino imputato di essere stato il “Boia di Treblinka” lager nel quale il medesimo prestò effettivamente servizio come guardia per poi essere trasferito, con analogo compito, nella Risiera di Trieste. Di conseguenza la magistratura di Israele, come dichiarai varie volte alla stampa e come scrissi ultimamente con mia lettera del 20 maggio 2014 sul Messaggero Veneto, previe intese con me tramite l’Ambasciata d’Italia di Tel  Aviv (ambasciatore Talon) inviò in Italia il giudice avvocato israelita Michael Horowitz assieme a due agenti del Mossad  (Servizio segreto) che, unitamente al dott. Abbate capo della Digos di Trieste e relativi interpreti, giunsero  ad incontrarmi a Porcia (Pordenone) nella mia residenza. Con gli stessi vi fu per un’ intera giornata un lungo colloquio a conclusione del quale consegnai loro le prove che servirono  in modo determinante, oltre alla mia testimonianza resa poi in giudizio, al proscioglimento dell’ ucraino Demjaniuk che già era stato condannato a morte.






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