domenica 8 ottobre 2017

TRIONFO DELLA VERITA’ A CORDENONS COME A RAGOGNA, IL 28 SETTEMBRE U.S., ALL’ AUDITORIUM ALDO MORO



Trionfo della verità all’auditorium Aldo Moro di Cordenons, dopo il successo ottenuto a Ragogna nella sala del Museo della Grande Guerra, nella presentazione del mio ultimo lavoro “Cosacchi contro Partigiani” la sera del 28 settembre, praticamente alcuni giorni fa, ma prima permettetemi , cari lettori italiani, tedeschi, slovacchi, russi, serbi, statunitensi e dell’ Alaska una breve dissertazione a cui non intendo rinunciare.
Il giorno 28 settembre sul Messaggero Veneto, quotidiano regionale , è apparso un articolo a pagina nr. 44 dal titolo “Da Vienna la mappa dei cosacchi nel Friuli”, dove l’autrice, giornalista M.B., poiché in serata era fissata all’ Aldo Moro la presentazione del citato mio volume, informava che in concomitanza all’avvenimento, un certo Argentin, cittadino cordenonese (collezionista di vecchie carte scritte, vecchie foto ed altro), aveva ritenuto di informarla di aver acquistato due mesi fa a Vienna da un collezionista ebreo, copia della mappa dei cosacchi dislocati nel Friuli nel 1945, che infatti veniva pubblicata al centro dell’articolo priva del nome di autore.
Già al mattino del 28, scorrendo le pagine del quotidiano constatavo con lampante evidenza che, la mappa, era documento da me creato, frutto di un mio lungo lavoro d’indagine in anni lontani del dopoguerra, pubblicata a pag. nr. 266 di mio altro precedente libro dal titolo “L’Armata Cosacca in Italia 1944-1945” edizione Mursia 1990 e successive varie riedizioni diffuse nel tempo fino ad anni recenti. Ovviamente dell’irritante detestabile constatazione i nformavo sollecitamente la direzione del Messaggero inviando, via Internet, copia della citata pagina nr. 266 contenente la mappa il cui grafico, sul piano topografico, risulta identico perfettamente a quello prodotto dal collezionista mentre il sunto dei nomi dei presidi, posti in calce alla mia, appare invece stampato con stile e caratteri diversi nell’altra e alcune note importanti, sempre in calce alla mia, risultano mancanti nell’altra…
Ovvio l’intento di manipolazione onde offuscare la paternità della mappa ….Già in giornata ricevevo assicurazione dal quotidiano che, senza indugi, provvedeva a rendere nota la mia paternità del documento come infatti, venne precisato il 4 ottobre a pag. n. 31 con articolo dal titolo “Mappa dei cosacchi, a ricostruirla fu Carnier”. Veniva inoltre aggiunta, su mie dichiarazioni, la precisazione che l’originale è conservato nel mio archivio, la cui documentazione è oggetto di interesse da parte di uno dei massimi musei storici russi, esattamente il Russy Moskovskaj, i cui dirigenti sono venuti personalmente a incontrarmi a Porcia, anche di recente, con l’obbiettivo di acquisizione e che analogo interesse è stato manifestato dai rappresentanti di un altro noto archivio negli Stati Uniti. Ma le sorprese non erano ancora finite. Infatti il menzionato collezionista, interpellato dal quotidiano per sentire, allora, come una riproduzione della mappa sia finita in sue mani ha spiegato che, due mesi fa, ebbe ad acquistare la mappa a Venezia mentre nell’articolo del 28.09, aveva dichiarato di averla acquistata da un collezionista ebreo a Vienna…Cari lettori chiudo qui questa breve piuttosto sgradevole vicenda, sollecitamente chiarita e resa pubblica grazie alla serietà della direzione del Messaggero con mia soddisfazione e, come accennato introduttivamente riprendo l’argomento della presentazione del libro.
Trovai, nell’auditorium Aldo Moro, la sala destinata al caso gremita di convenuti nei cui volti si leggeva un senso di favorevole attesa. Il relatore, prof. Walter Sist, fu conciso nel dichiarare il senso del volume partendo dagli eventi del Friuli occidentale e poi andando oltre, tracciando quindi il profilo di fatti rilevanti inerenti agli eventi che caratterizzarono gli anni di guerra 1944-1945 nell’ ”Adriatisches küstanland” ed il motivato impiego, a presidio di detto territorio, di forze collaborazioniste cosacco-caucasiche, nonché turchestane e turco-asiatiche. Parlando dei cosacchi ha sottolineato la presenza di due noti atamani generali, Krassnoff e Naumenko e di quest’ ultimo ha riferito i miei diretti rapporti e un importante personale incontro col medesimo in Austria nell’ Östtirol, sui luoghi della famigerata consegna forzata dei cosacchi ai sovietici da parte dei vincitori britannici, dove il Naumenko volle sentirmi quale testimone avendo io raggiunto quei luoghi dopo la tragedia ed interrogato e registrato le testimonianze dei superstiti testimoni cosacchi.
Rispondendo a domande postemi dal relatore e ad altre degli intervenuti ho quindi esposto delucidazioni importanti ed anche estremamente necessarie, accolte con sollievo onde sfatare menzogne deliberatamente propinate nel giro di cinquant’ anni, finalizzate a rafforzare, in senso agiografico sotto il profilo politico, l’immagine della resistenza. Ho quindi dichiarato essere priva di ogni fondamento, citando elementi probanti, la favola che Hitler avrebbe promesso la Carnia ai cosacchi, quale loro stabile dimora in contropartita all’ eliminazione delle forze della resistenza ivi operanti. Ho quindi spiegato dettagliatamente che lo spostamento dei cosacchi dal loro ultimo insediamento, a Zdunska Wola in Polonia, all’ Italia nel 1944 fu motivato dall’ avanzata sovietica dell’ Armata Rossa ormai giunta alle porte di Varsavia per cui fu deciso di utilizzare dette forze a scopo di presidio, col seguito di profughi, nell’ “Adriatisches Küstenland” essendosi verificata dell’attività partigiana antitedesca. Ho poi parlato del centinaio di prigionieri cosacchi arresisi ad Avasinis a fine guerra fra i quali donne e bambini, con la promessa partigiana dichiarata alla presenza dal parroco don Francesco Zossi, di avere salva la vita con la loro consegna agli americani in arrivo e non ai sovietici, è invece massacrati sulle montagne sovrastanti ad ovest il villaggio ed ivi abbandonati senza sepoltura e poi lasciati in quello stato per quattro anni in pasto alle volpi ed ai corvi. Infatti solo nel 1949 la Pretura di Gemona interveniva ad ordinare il ricupero delle salme e la loro identificazione, quando ormai dei pietosi corpi quasi più non esistevano nemmeno le ossa…

Rispondendo a domanda ho quindi riferito sul proposito del grande registra internazionale Fred Zinnemann, negli anni ottanta, di realizzare un film sulla vicenda cosacca ed al riguardo mi permetto di andare oltre a quanto detto nella presentazione perché ritengo che meriti. Zinnemann venne ad incontrarmi e quindi a conoscermi a Porcia di Pordenone, stante la notorietà del mio libro “L’Armata Cosacca…”, sottoponendomi la proposta di lavorare insieme, che accettai, per realizzare la trama di un film sul menzionato argomento.  Mi nominò suo consulente primario e vi furono poi successivi incontri, alcuni in Austria. (Rammento che ad un secondo incontro nell’ Östtirol all’ Hotel Post di Lienz, dove Zinnemann alloggiava col suo seguito, c’era una notevole folla e dalla stessa, ritenendo che fossi un attore, allorchè giunsi fui investito da grida festose che inneggiavano ai cosacchi…). Stante l’incarico di consulente affidatomi, per le comparse dei cavalieri cosacchi, grazie al suggerimento del dirigente della Scuola di cavalleria di Pinerolo, contattai il Governo della Danimarca ed ottenni la concessione di adeguate forze di un reggimento di cavalleria con relativo equipaggiamento. Risolsi poi altri problemi relativi ai luoghi dove girare talune scene. Zinnemann non ne volle sapere di partigiani che io invece proponevo. Era fermo sul proposito di escluderli. Il film prendeva corpo partendo da Timau con l’ immagine delle colonne in ritirata, sotto pioggia e neve, lungo i tornanti in salita verso il passo del Ploecken che immette nell’ Austria…La parte centrale del film ricostruiva la scena brutale della consegna, partendo dall’ ordine diffuso da un ufficiale britannico mentre la massa dei cosacchi assisteva alla messa, sulla piana sinistra della Drava alla periferia sud di Lienz, in onore dello zar Pietro il Grande…..Il film avrebbe determinato effetti commoventi e sarebbe stato prodotto dalla FOX francese. Purtroppo, quando ormai l’approntamento della trama con relativo scenario era stato espletato e la stampa internazionale aveva diffuso le prime indiscrezioni, da posizioni politiche britanniche si verificarono pressioni negative sulla FOX e sullo stesso Zinnemann, stante l’evidenza che il film costituiva prova grave e disonorevole sugli alleati vincitori responsabili dell’ illegale sciagurata consegna ai sovietici…Con amarezza Zinneman mi dichiarò che il lavoro veniva sospeso ed io ne fui addolorato e porto ancora nell’ animo l’incancellabile ricordo di quell’ impegno ricco di emozioni, talune commoventi che spesso riemergono dal mio subcosciente e non riesco a reprimerle,,,
Il dibattito dopo a presentazione durò a lungo. Riemersero i contenuti di altro mio libro dal titolo “Lo Sterminio Mancato”- Mursia, che lo storico britannico e docente ad Oxford, prof. Gerald Fleming, depositò presso la Suprema Corte di Giustizia di Israele ed i cui contenuti dettero motivo alla stessa, previe intese con me tramite l’Ambasciata d’Italia, di inviare una commissione diretta dal giudice dott. Michael Horowitz, ivi compresi degli agenti Mossad (Servizi segreti) cui si aggiunse anche il capo della DIGOS di Trieste, dott. Abbate, ad incontrarmi nella mia residenza a Porcia di Pordenone. Non mi attardo sulle ragioni di tale invio che chiederebbero spazio, già comunque da me precisate in altre circostanze sui miei siti Facebook e Blogger.
Il volume “Lo Sterminio Mancato” riguarda in parte la Risiera di San Sabba con relative prove e dettagli che, la stessa, non fu affatto campo di sterminio ma semplicemente di transito per cui, rispondendo a domanda, mi attenni al contenuto del libro che fra l’ altro, a pagine nr. 365-366,  contiene una lettera del direttore del Pubblico Ministero della CENTRALE PER L’ AMMINISTRAZIONE DELLA GIUSTIZIA NAZIONALE TEDESCA di LUDWIGSBURG del 10 febbraio 1978, a me diretta, attestante fra l’altro che, nel Küstenland Adriatico, il piano della <Soluzione finale del problema ebraico> venne impedito.
Emerse poi l’argomento dell’organizzazione partigiana Osoppo su cui il mio ultimo libro oltre a condannare, su prove, fatti inventati da un osovano a scopo di dispregio dei cosacchi a pagine nr. 38-39,  al dilà della difesa del popolo friulano dalla minaccia di rivendicazioni territoriali slave rimasta una pura illusione, disapprova  dei concetti sbandierati dall’ esponente Lino ( don Aldo Moretti), relativi al  programma basato su “un anticomunismo democratico ” privo di obbiettivi con finalità  sociale e di ogni allusione concernente norme operative. In quanto al concetto di “essere più umani” varie prove categoricamente lo smentiscono e dimostrano che l’Osoppo fucilava come la Garibaldi comunista. In tal senso ne dà chiara conferma il diario di don Leone Mulloni, parroco di Faedis, che riferisce su varie esecuzioni. 
Tralasciando altre particolarità chiudo qui il sunto di quanto esposto nella presentazione e conseguente lungo dibattito che si svolse nettamente a mio favore.


08 ottobre 2017                CARNIER PIER ARRIGO








































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