mercoledì 6 novembre 2019






PORZUS
PIER ARRIGO CARNIER·GIOVEDÌ 7 NOVEMBRE 2019·


Cari lettori, incoraggiato da valenti studiosi stranieri, faccio invito a leggere queste mie precisazioni,  rese pubbliche via Internet già il 2 febbraio 2016 poichè  le stesse collocano il caso PORZUS nella giusta luce e  realtà storica, liberandolo dal  gravame di false invenzioni.
 COMUNICATO   DEL  2  FEBBRAIO 2016
Ai Centri di documentazione archivistica e storiografica della Carinzia con particolare riferimento a Klagenfurt, ai centri di documentazione storiografica e della Resistenza iugoslava di Capodistria, Lubiana, Saraievo, Belgrado, agli interessati  al caso PORZÛS reso sulla base delle contrapposte testimonianze dei veri protagonisti e liberato da  ogni falso alone politico ed agiografico che per lunghi decenni ha oscurato la verità.
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In previsione della ricorrenza del 7 febbraio, data in cui occorse l’azione di Giacca (Toffanin Mario) su Porzûs,  ho ritenuto, anche per richiesta di molti, di  riassumere nel seguente scritto le risultanze che, sotto il profilo storico, ritengo attendibili sul caso, frutto della mia attività d’indagine e dei colloqui con i veri protagonisti delle parti in causa che si identificano con Ernst Lerch ex capo si Stato maggiore dell’Alto Comando SS. e Polizia di Trieste e precedentemente aiutante del SS. Gruppenführer  Odilo Globocnik a Lublino in Polonia, dr. Franz Hradetzky, ufficiale Waffen SS. Leiter del Kommando Adria a Trieste, base del Servizio informazioni Waffen SS., Mario Toffanin “Giacca” comandante di formazioni GAP (Gruppo di Azione Partigiana) che mi fece anche conoscere alcuni altri gappisti suoi subalterni (Nota n.1).
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Ritengo di premettere che, sulla vicenda Porzûs è stata svolta, nel giro di oltre cinquant’ anni, una tale azione di propaganda con prevalente finalità anticomunista da annebbiare la sostanza della verità mettendo in discussione il fatto nel suo assunto storico, laddove la storia è chiamata a giudicare le causali e gli effetti. Nella località isolata di Porzus, posta nella zona delle malghe “Topli Uork”, il nucleo partigiano osovano, dichiaratamente anticomunista, si trovava in posizione a rischio. Aveva attorno e di fronte, ad est, forze d’ ispirazione marxista che agivano su direttive internazionaliste e contavano sul patrocinio titino e sovietico. Era il momento della grande minaccia comunista dall’ est con le sue infiltrazioni in occidente. In diversi, a proposito di Porzûs, mi hanno telefonato ed anche scritto manifestando interesse, cioè il desiderio di  sapere, al dilà di quanto sono riusciti a percepire dai miei scritti, qual’era l’effettiva causa e colpa certa a carico degli osovani per la loro eliminazione. Si tratta di  argomento che merita una trattazione accurata su basi certe perciò non posso evitare di richiamare alcuni fondamentali elementi riferiti, circa trentacinque anni fa, nel mio volume “Lo sterminio Mancato” lavoro che, non perché è opera mia, è considerato da docenti esperti internazionali una pietra miliare riguardo diverse vicende. Sta scritto in detto volume, a pag. 181 che, la Platzkommandantur di Udine (comando piazza) tenuta dallo Standartenführer Freiherr von Alvensleben riguardo l’Osoppo, <aveva annodato le fila>, attestazione significativa rilasciata da un esponente dell’Alto Comando SS. e Polizia di Trieste, quale prova che,  tra tedeschi ed osovani, esisteva un intreccio giudicato ovviamente, da parte dell’ organizzazione partigiana comunista, collusione col nemico. Le problematiche tedesche in essere nel 1944 e a fine guerra, nel territorio dell’ Adriatisches Küstenland e territori limitrofi, erano diverse. Gli slavi avevano in atto degli obbiettivi, primo fra i quali, ad Ovest, l’occupazione di  Trieste ed alcune are del Friuli orientale considerate di antica etnia slava, come infatti lo erano, ed al riguardo tentarono vari sfondamenti; premevano inoltre con infiltrazioni nel sud Carinzia,  con pretese rivendicazioni territoriali fino al Grossglockner. Da loro lato i tedeschi sospettavano inoltre che, le  forze partigiane comuniste della Carnia fossero collegate coi partigiani slavi ed agissero nella zona orientale confinante con la valle austriaca del Gail, oltre ad attuare rapine di bestiame, con analoghi  intenti di infiltrazione in Carinzia. Pertanto, nel luglio 1944, condussero un vasto rastrellamento attuando. a scopo intimidatorio, una dura rappresaglia  con  strage di valligiani a malga Pramosio ed altre vittime lungo la valle del Bùt.
E’ ovvio che le forze slave di Tito tenevano banco. La propaganda tedesca del Servizio informazioni Waffen SS. Kommando Adria di Trieste, tramite una ricetrasmittente installata sull’ altura di  Opicina, non mancò  di suscitare sospetti, anche con false notizie, sull’ esistenza da parte tedesca di intese tedesche o presunte tali con gli osovani, il che fu avvertito dai  GAP comandati da Giacca e, supponibilmente, dal vertice del P.C. udinese. Di tali espedienti  provocatori, in cui i tedeschi erano abili  (Nota n.2) me ne parlò chiaramente, all’inizio degli anni sessanta, in alcuni incontri  a Villach, l’ ex capo del Kommando Waffen SS. Adria a Trieste, Franz Hradetsky  col quale tenni pure corrispondenza,  risparmiato nel grande processo di Lubiana allo Staff tedesco del Litorale, del luglio 1947, alla condanna capitale, ma condannato a 16 anni di di lavori forzati , poi ridotti a nove  trascorsi nella fortezza di Mitroviska (Kosovo) nella Federativa Iugoslava.
Seppi dal medesimo, e negli incontri era sempre al mio fianco l’amico Lerch ex capo di Stato maggiore dell’Alto comando SS. e di Polizia di Trieste e in precedenza, come accennato introduttivamente, aiutante di Globocnik a Lublino in Polonia, anche in base a documento scritto che,  nella prospettiva di vittoria dell’Asse, motivo dominante di tutte le programmazioni, i tedeschi,oltre ad annettere il Friuli e la Carnia, già considerati Stato cuscinetto, al III° Reich, intendevano dare una diversa configurazione alla Slovenia concordata dal Supremo commissario Rainer con generale sloveno Leon Rupnik.
Seppi inoltre, in base alle proposte di von Alvensleben che riflettevano le direttive di Globocnik e la linea politica di Rainer che, onde prevenire supponibili rivendicazioni di confini che gli osovani avrebbero potuto sollevare a fine guerra, gli stressi avrebbero dovuto uscire di scena abbandonando la zona del cividalese nel Friuli orientale e quella del Goriziano, come precisato pag.181 del già citato mio volume, per cui i tedeschi, che erano riusciti ad adescare e stabilire un’ intesa con l’Osoppo, se ne volevano infine disfare.
Nel clima degli eventi sopramenzionati maturò introspettivamente, da parte dell’organizzazione partigiana comunista Gap, operante sul terreno, la decisione punitiva su
 Porzûs, con l’accusa di collusione col nemico in violazione dei comuni principi resistenziali e della cui responsabilità Giacca volle interamente accollarsi, sgravando in certo senso il P.C. udinese i cui segretari, Ostelio Modesti e Alfio Tambossi furono però arrestati, processati e condannati.
Spesso mi sono chiesto che peso potesse avere avuto l’Osoppo, dopo la smobilitazione dell’autunno su disposizioni del generale britannico Alexander, ormai ridotta a pochi nuclei residui che sopravvivevano in stato di attendismo, uno dei quali a Porzûs. Scrissi a suo tempo, a proposito dell’Osoppo a pag. 182 de “Lo Sterminio...”: “" trattarsi di espressione armata indottrinata di un paternalismo patriottico gradito alla notabilità ambientale e a quel tipo di friulanità che si riconosceva legittima erede di un dominio patriarcale privo di rinnovamenti”.
Da un insieme di valutazioni da me tratte nei colloqui  con Giacca, in vari incontri in Slovenia , ebbi la convinzione che, in ogni e qualsiasi caso, egli fu il dominus dell’ operazione Porzûs. Giacca veniva dal mondo proletario operaio, era cresciuto mangiando il duro pane da padrone e la sua formazione ideale era grezza, ma rovente e, all’occorrenza, spietata. Agiva con una carica che proveniva dall’ideale di partito spronata dall’ odio di classe. Credeva  nell’alba rossa che  doveva sorgere ad est e coltivava il sogno, più volte confessatomi, di entrare a far parte dell’Armata Rossa sovietica.
In quel 7 febbraio, gelido giorno grigio, piovviginoso e di nebbie, a località Porzûs topograficamente situata, come già accennato, nella zona delle malghe “Topli Uork” ai margini della vicina Slovenia, Giacca  pose fine al nucleo osovano,
Nel 1994 grandi articoli furono da me pubblicati su Porzûs  nei quotidiani L’Arena di Verona  e Giornale di Vicenza di cui ero corrispondente, sulla base delle dichiarazioni di Giacca, ed il caso fu poi da me riproposto con aggiornamenti e pubblicato, nel giugno 1997, sul Gazzettino di Venezia a cui tutt’ ora collaboro. Tali scritti, oltre a quanto pubblicato nel volume “Lo Sterminio Mancato” aprirono ulteriormente gli occhi all’ opinione pubblica sulla verità e, degli stessi, riporto qui di seguito alcuni stralci relativi alle mie interviste a Giacca. Domanda. Che cosa ricorda di quel lontano giorno, 7 febbraio 1945 ? “ Era una giornata fredda con nevischio e pioggia. Raggiunta malga Porzûs, appena entrammo. Un  giovane russo che aveva aderito alla mia formazione  Gap e che mi stava alle spalle. Gridò :”Eccola Turchetti Elda”. Si trattava di un’ italiana spia dei tedeschi, segnalata ripetutamente attraverso messaggi da Radio Londra. Quella constatazione, che provava la protezione dell’”Osoppo”, mi provocò (Nota n.3) al punto che decisi istantaneamente la condanna a morte per direttissima ed ordinai l’esecuzione immediata della Turchetti e dei responsabili “Bolla” e  Valente “Enea”. Venne ucciso anche un giovane che tentava di scappare. Altri 14, gregari, vennero giustiziati nei giorni successivi nel  bosco Romagno e dintorni ".
Domanda. Non le pare che poi la seconda eliminazione, quella dei quattordici gregari tra cui il fratello di Pier Paolo Pasolini, avvenuta dopo giorni, denoti il coinvolgimento non solamente della sua personale decisione ? “ La seconda eliminazione – non mi interessa se fra gli stessi c’era il fratello di tizio…venne presa effettivamente sentendo il parere di tutti, dei Gap, di Modesti del P.C. etc.etc. Fu quindi deciso di giustiziarli. Ne fu salvato uno solamente in quanto per lui si rese garante uno dei nostri Gap, che lo conosceva.
Domanda. Come si guastarono i rapporti delle formazioni comuniste con quelle dell’”Osoppo” ? : “ Eravamo informati che l’”Osoppo” orientale trattava col nemico e con la Xa Mas. Personalmente so di collegamenti di  “Bolla” con un elemento della Gestapo. Seppimo che ormai da tempo questa formazione, pagata dal capitalismo e costituita da fascisti, massoni, benestanti in cerca di benemerenze, e che avevano scelto l’attendismo, stava lavorando contro di noi. La notizia di rapporti ed intese con i tedeschi sono note e le conosce anche lei che possiede un carteggio di fonte tedesca”.
Ed ecco alcuni indizi ed affermazioni probatorie sull’ esistenza di una collaborazione dell’Osoppo col nemico, risultanti da messaggi delle missioni alleate accreditate presso i partigiani. La missione inglese CRAYON, presso il IX° Corpus sloveno segnalava ai propri superiori, nel gennaio 1945, contatti dell’Osoppo con i comandi tedeschi e, addirittura, si parlava di un accordo. La missione inglese NICHOLSON, affiancata al comando dell’Osoppo, segnalava pure contatti con la Xa MAS. A sua volta il maggiore Roworth, pure accreditato con una missione presso i partigiani, autorizzato dal Comando delle forze alleate Sud a trattare con Valerio Borghese, comandante della Xa MAS, comprovava, attraverso i suoi messaggi, che trattative erano state instaurate ed erano andate avanti. Ed ecco alcuni brani: “ 27 gennaio 1945, sono in contatto col principe Borghese della Xa MAS, il quale appare disposto a volgersi contro i tedeschi…” –  “ 6 febbraio 1945, Borghese promette chiaramente all’ Osoppo di fornire armi agli  ex partigiani….” – “ 10 febbraio 1945,  la Xa MAS ha già proposto di unirsi all’Osoppo in funzione anti slovena ed ha approntato una linea fortificata di resistenza contro eventuali attacchi sloveni. E’ molto disciplinata”.
Hradetsky, responsabile della propaganda e del servizio informazioni era stato l’artefice, assieme a un sacerdote sloveno, della creazione della “BELA GARDA” in Slovenia, guardia armata di espressione clericale ed ovviamente anticomunista, subordinata al comando tedesco. Egli intendeva raggiungere identico obbiettivo con le formazioni partigiane bianche del Litorale, il che rientrava perfettamente nella linea politica del Supremo commissario.“ Rainer era, infatti,  dell’idea che ogni colloquio politico, che si proponeva una soluzione, sarebbe potuto essere utile se avesse contribuito ad indebolire il gruppo sloveno comunista”, frase di Hradetzky riportata nel mio volume “Lo Sterminio...”.
Nessuna meraviglia per le tresche accennate, motivate da uno scopo di fondo che interessava o poteva interessare i tedeschi, la Xa MAS e i partigiani bianchi. Ma non si poteva assolutamente pretendere che, dall’ altra parte, i rossi accettassero passivamente le notizie che arrivavano ai loro orecchi, ovvero gli indizi persistenti di cui le stesse missioni alleate, accreditate presso i rispettivi comandi partigiani, erano a conoscenza e li segnalavano ai loro superiori. Al IX°Corpus sloveno i vari contatti, proposte e propensioni erano chiaramente note. Sospetti che le formazioni partigiane bianche fossero disponibili ad intese coi tedeschi e che queste fossero anzi state raggiunte, o con la Xa MAS, vennero rafforzati dal fatto che, dall’ autunno 1944, le formazioni bianche che agivano ad oriente, avevano quasi totalmente cessato ogni attività anti tedesca assumendo uno stato di attendismo. Si era anche dissolto il legame, attraversi un comando unificato, tra partigiani bianchi e la Val Natisone, formazione partigiana comunista subordinata alle forze slovene comuniste. L’anticomunismo sbandierato dai partigiani bianchi e la sospetta ed accertata disponibilità degli stessi verso i tedeschi e la Xa MAS furono gli elementi che fecero scattare l’azione su Porzus.
Chiudo qui questo mia trattazione  ricognitiva su Porzûs ritenendo che l’esposizione degli elementi prodotti, con relative connessioni, possa ritenersi storicamente esaustiva.
02 febbraio  2016
PIER ARRIGO  CARNIER
Nota n. 1
Uno fra i  gappisti   fattimi conoscere da Giacca, dai quali appresi molti particolari  sulla spedizione punitiva su Porzus,  era Jaiza Dario che abitava a Pozzuolo del Friuli. Ebbi con lui diversi incontri e vi fu anche della corrispondenza. Conservava molti appunti, volantini ed altro materiale interessante  che mi consegnò, utile a confermare la tesi di  attendismo dell’ Osoppo  e la collusione della stessa con tedeschi e fascisti. Era minorenne allorchè entrò a far  parte della formazione GAP di Giacca. Fu citato, nel dopoguerra, a comparire nei vari processi celebrati su Porzûs  sui quali infine, a seguito di amnistie, mancò una conclusione.
Nota n.2
Basti pensare al dossier di false lettere  incriminanti diversi ufficiali sovietici, fatto recapitare da Reinhard  Heidrich, capo del Sichedreitsdiens (SD) a Stalin, tramite il presidente della Cecoslovacchia Benes che si prestò al gioco, documentazione con cui il dittatore del Kremlino dette avvio al processo di epurazione nell’esercito con migliaia di condanne mediante fucilazione.
Nota n.3
Giacca, lì per lì, nel rispondere alla mia domanda su ciò che ricordava su quel 7 febbraio  riguardo la Elda Turchetti , disse con spontaneità, tralasciando sottostanti precisazioni di cui parlammo in seguito,  che “  si trattava di un’italiana spia dei tedeschi, segnalata ripetutamente attraverso messaggi da Radio Londra “, ed aggiunse “Quella constatazione, che provava la protezione dell’Osoppo, mi provocò….””. Si tratta di precisazione che merita  alcune spiegazioni che in seguito mi furono date da Giacca anche se si trattava di una situazione che già mi era nota.  In realtà egli conosceva la Turchetti  poichè la stessa, segnalata da Radio Londra, si era precipitata da lui molto preoccupata e disposta a chiarire la sua posizione. Giacca però rinunciò  all’esame del caso in seno alla formazione Gap da lui comandata  e consigliò la Turchetti a presentarsi ad altra formazione partigiana, fosse garibaldina od osovana,  per cui la stessa raggiunse Porzus ed espose la sua situazione agli osovani. A quanto pare,  in considerazione  che la Turchetti   si era messa spontaneamente  a disposizione e dopo un esame del suo operato in base alle sue confessioni, su decisione di Bolla si sarebbe soprasseduto ad ogni condanna e la stessa  sarebbe stata ammessa a far parte delle file osovane. Sulla Turchetti io disponevo e dispongo di elementi  mai resi noti  sulla sua attività presso  la Sicherheit  Polizei tedesca

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