domenica 7 giugno 2020


CARNIER PIER ARRIGO


ECCEZIONALE INDIMENTICABILE RICORDO DEI COSACCHI

La foto ritrae la mia casa, scattata alcuni anni or sono dal russo dott. Sergej Piga Petrenko che, nell' elaborazione di un dossier sulla mia attività culturale storico letteraria, andò appositamente a fotografarla.


L'immagine può contenere: cielo, spazio all'aperto e natura

07 giugno 2020

Era il mattimo del 2 maggio 1945.
E' un fatto prezioso che mi ricorda i cosacchi con rispetto ed ammirazione, accaduto nella mia casa natale in Comeglians (Carnia) via Roma nr. 1. , la prima del paese alla periferia sud, dirimpettaia dell' arteria stradale della Val di Gorto, su cui passavano, come spesso ho ricordato, le mandrie dei malgari e pastori che, agli inizi di giugno, salivano alle malghe di confine, ed in settembre ottobre facevano ritorno ai loro luoghi di valle e della pedemontana..
Lo scrissi già nella prima edizione de l' Armata cosacca in Italia 1944-1945 diffusa su piano nazionale dell' editore svizzero De Vecchi-Milano, a pagine 244-245, edizione 1965 e successive, poi ripubblicato dalla cessionaria Mursia-Milano, a pagina nr. 171 a partire dal 1990 e successive edizioni nonchè di prossima riedizione

Riporto qui il testo di quanto scrissi.

"" L' alba del 2 maggio baluginò, nella valle di Gorto, con lo scrosciare di un temporale. Soffiava un vento freddo. Le montagne erano scure, fasciate da grosse nubi e da nebbie a brandelli, ed i villaggi sbucavano quà e la biancheggianti.

Nella zona settentrionale di quella valle, oltre Ovaro, i caucasici se n' erano andati il 28 aprile, determinando i quei presidi un vuoto improvviso. Ma nel mattino del 2 maggio un drappello di arditi cosacchi, travolta la vigilanza partigiana, muoveva in avanscoperta nella fascia montuosa abbandonata dalle truppe del Caucaso. praticamente su terreno partigiano- Il drappello raggiunse cautamente l' abitato di Comeglians e si arrestò, con le armi spianate, dinanzi alla prima casa abitata.
(Che era la mia casa). Scesi di sella, i cosacchi vi entrarono. Erano in sette : due ufficiali e cinque soldati, con le divise di panno blu dalle bande rosse, com berretto a visiera. Erano fradici d' acqua. Tra i cinturoni e le giacche portavano affondate delle bombe a mano tedesche. In quella casa silenziosa posta fra la strada e un bosco, spalleggiata da un frutteto, i cosacchi trovarono un valligiano ( mio padre) che parlava anche il tedesco- Essi gli chiesero se nel villaggio vi fossero dei partigiani, quanto e di quale brigata. " Vi sono soli georgiani". Dichiarò l valligiano. Ed i georgiani c' erano, infatti circa un migliaio, e si trovavano in fondo al villaggio, arresisi alla rigata partigiana "Osoppo". Uno degli ufficiali, inoltre, chiese al valligiano se la strada che proseguiva nell' alta valle fosse interrotta e in quanto tempo si sarebbe potuta raggiungere l Austria. Dopo di che i cosacchi uscirono e, rimontati a cavallo, scomparvero con folle galoppo. ""

Merita aggiungere che, appena alzato e sceso a pian terreno fui presente anch'io a quel dialogo dei cosacchi con mio padre ed allorchè se ne andarono, andai loro dietro e mi fermai sulla strada. Rimontati in sella si allontanarono veloci in direzione sud, verso Ovaro. Li accompagnai con lo sguardo fino dove la strada faceva una svolta per cui scomparvero alla vista. Pioveva e, sulla strada invasa da pozzanghere, lo scalpiccio furioso dei cavalli sollevava una nuvola di pulviscolo. Ebbi per loro ammirazione. E' un ricordo indelebile. Nei miei viaggi ed incontri all' estero con superstiti dell' armata cosacca, ho pensato ed indagato sperando di poter rintracciare qualcuno di loro, ma non avvenne.

07 giugno 2020                                                   CARNIER PIER ARRIGO

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