CARNIER PIER ARRIGO
L' ANIMA DEL BOSCO E LA SUA MUTA VOCE
Dedico questo mio post alla memoria dei boscaioli della vecchia Carnia, grandi specialisti nel  loro mestiere, gente dall' onestà suprema che viveva di nulla....!!!   
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Dedico questo mio post alla memoria dei boscaioli della vecchia Carnia, grandi specialisti nel  loro mestiere, gente dall' onestà suprema che viveva di nulla....!!! 
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Mi riferisco a un  bosco detto "" Chianeschchias",  posto su un altopiano sopra il mio paese, in Carnia. Lo percorreva una mulattiera che  si staccava dalla strada  maestra di fondovalle e aveva inizio  di fianco alla  mia casa. Saliva quindi su un altopiano di prati, campi e stalli e, percorrendo il lato nord di un grande bosco passava poi accanto a un  casolare dal nome tedesco, detto Tauz abitato da contadini, quindi continuava sul monte.
Percorsi infinite volte quella mulattiera  e, più volte,  volli spingermi all' interno del  bosco dal nome  detto "" Chianeschchias"",  etimologicamente indecifrabile, un bosco vasto  dove a lungo la  proprietà non faceva  dei tagli di piante, il che significava che non aveva bisogno di denaro.
Si trattava di  bosco di conifere, della specie abete  rosso, con talune piante altissime che, per vederne le cime,  dovevi alzare la testa e sembrava raggiungessero il cielo. Guardato da distanza il bosco era cupo,  di un verde imponente. Talune piante evidenziavano dei fusti consistenti nel diametro di base e mi sarebbe piaciuto avere con me il misuratore metallico, in carnico detto "cavalet", per soddisfare  la mia  curiosità di verifica. Merita precisare che, ai tempi  cui mi riferisco,  il legname di abete rosso era oro. Erano  piante dalla corteccia morbida non rugosa,  il che dipendeva dalla qualità del terreno. Il clima interno del bosco era mite ed odorava di muschio e di aghifoglie in frollimento, che veniva dal mantello di superficie del suolo. All' interno regnava un' ombra dal tepore amico, direi lievemente dolce. Girando lo sguardo  tra il fitto dei tronchi avvertivo  l' esterno luminoso che fasciava il bosco di luce ed era altra cosa, due cose diverse e il percepire questa diversità  rivelava  un senso di classificazione che aveva ragioni filosofiche.  Rammento che, all' improvviso,  provavo la sensazione di non essere solo e che una voce, quella del bosco,  mi parlasse ed io percepissi il senso delle parole, ma non la voce. Il bosco parlava col silenzio. Mi rendevo conto che ero entrato coi sensi nel mondo metafisico, sentivo l' avvenuto sdoppiamento del pensiero e provavo  uno stato immateriale dell' essere. Accusai  l' evidenza che, il bosco,  aveva un' anima. 
Percorrendo la  mulattiera che seguiva il lato superiore del bosco, circa a metà aprile inizi di maggio,  anche a distanza si avvertiva un  piacevole  profumo che, col fresco del mattino assumeva un tono vivo e carezzevole. Si trattava del profumo del"Mezereo" fiore arboreo colore lilla, ovviamente di vegetazione spontanea,  cresciuto  fra il cespugliame. Percorrendo la mulattiera per raggiungere  il casolare Tauz mi capitò, una volta,  di notare  in uno spazio dal lato superiore alla stessa,  dei tronchi raggruppati per cui mi resi conto che, dopo lungo tempo, vi era stato un  taglio eccezionale  di piante.  Già da  anni, a quel tempo, svolgevo  attività di amministrativo in  una azienda industriale di utilizzazioni boschive. Avevo quindi  contatto coi boscaioli  carnici anche in funzione di miei  sopralluoghi nelle zone di lavoro per cui avevo acquisito dimestichezza sull' abbattimento e sezionamento delle piante.  Mi soffermai pertanto  a guardare quei tronchi. Notai che la finitura delle testate ed il taglio dei rami era stata eseguita con cura, con l' accetta bene affilata e da mani esperte, il che mi piacque. Erano tempi in cui  si viveva di piccole cose. Sempre a quei tempi, anni 1940-1960, la Carnia disponeva di maestranze eccezionali nel  il settore boschivo. Come già detto  ebbi dei   rapporti  coi boscaioli in sede operativa,  raggiungendoli  nei boschi, anche perchè,  quindicinalmente,  consegnavo loro la busta paga.  Mi sedevo  con gli stessi  in mezzo ai boschi,  a parlare e discutere su eventuali problemi. A mezzogiorno talvolta facevo colazione coi  medesimi  mangiando  polenta, formaggio e lardo. In quanto alla polenta  mi piace ricordare che era fatta di una  di farina  color giallo grigio di un tipo di  grano,  la cui semente , si diceva che in tempi lontani era stata portata  in Carnia da emigranti, al loro rientro dall' America. Oppure la polenta veniva fatta di farina di granturco del Friuli,   detta di Mortegliano  ( blave di Mortean ), ed il gradito profumo nell'un caso o nell' altro, a cottura eseguita  in un grosso paiolo  su fuoco di ramaglie, si espandeva nel bosco e lo l' avvertivi  a distanza. 
Nel corso di grandi utilizzazioni  boschive dell' azienda ricordo di aver preso conoscenza di molti boschi importanti,  tra i quali il  "Bandito" nell' alta val  Gorto, il "Digola" in comune di Sappada, territorio cadorino,  di vari boschi della  val Visdende  (Comelico)  dalla nota  pregevole  qualità dell' abete rosso. Conobbi  poi,  nell' alta val Pesarina, i boschi detti di "Lavardet" e il "Palabuina". L' operazione di utilizzazione boschiva, sul piano operativo dei boscaioli,  aveva le seguenti fasi  delle quali  cito la corrispondente dizione  nell' idioma ladino-carnico : 1) abbattimento delle piante  cioè " trai in frata" oppure "frataa " ; 2) sezionamento in tronchi con taglio dei rami, vale a dire " sezionaa" ; il concentramento dei tronchi a porto di carico su carri o automezzi, cioè " bignatura" oppure "bignaa" se riferito a zone agevoli eventualmente su terreno declinante  agevole  per lo slittamento dei tronchi, detto invece "paissaa", se riferito a zone  accidentate,  dove l' opera di concentramento veniva fatta mediante traino con cavallo, dotato di adeguata bardatura per il trascinamento  di uno, due tronchi per volta. No so se, da  qualcuno la vita del boscaiolo sia stata descritta, ma meriterebbe di farlo, per rendere note le  fatiche del passato,  oggi alleviate quasi annullate dal meraviglioso  modernismo di strumenti specificatamente  creati a tale scopo.
10 febbraio 2021                              CARNIER PIER ARRIGO
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