domenica 6 marzo 2016

5 MARZO 1955: NOTTE DI NEVE E DI SANGUE SULLE MONTAGNE DELLA CARNIA.


COMUNICATO AD AMICI E SIMPATIZZANTI  ED  AI  CARNICI TESTIMONI DEL PERIODO DI GUERRA 1943-1945 E RESISTENZA
  
Data la ricorrenza della tragedia di Pani, ritengo di riportare qui quanto già scritto e pubblicato l’anno scorso, in tale circostanza, con l’aggiunta, in calce di come di una Nota.


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Esattamente sessantuno anni fa, nella notte sul 5 marzo 1955 il destino mi volle testimone, allora circa trentenne, assieme ad giovane valligiano diciottenne, Vico Gressani, dell’assassinio dell’”Ors di Pani” cav. Antonio Zanella, patriarca pastore, autorevole possidente, e della figlia Maria.  Con l’” Ors di Pani", propulsore e difensore dei valori della montagna carnica, ebbi un rapporto di preziosa vera amicizia e reciproca stima dovuto a motivate ragioni e, del medesimo, resto testimone di sue  segrete confidenze non solo personali, ma pure su fatti della Resistenza verificatisi nella valle di Pani. Ho indelebile, riguardo quella notte, il ricordo dell’incontro ravvicinato con l’omicida, Romano Lorenzini,  e il mio dialogo col medesimo mentre avanzava  ansimante verso di noi che eravamo di ritorno al casolare dell’”Ors” dopo una visita, nelle vicinanze, al montanaro Giovanni Zanier e  famigliari. Impugnava un’arma, una doppietta che, come seppimo in seguito, era caricata a pallettoni per camoscio, con cui già aveva ucciso l' "Ors" e Maria. Giunto a breve distanza da noi non gli restava che spararci per togliere di mezzo due testimoni. Aveva tutto il piglio di farlo ma ebbe un attimo d' indecisione, abbassò il fucile e preferì allontanarsi a grandi balzi superando una staccionata di filo spinato. Mia madre mi diceva sempre che , a proteggere me e Vico, ci dev’essere  stato un Santo!
Nevicava fitto e il manto di neve era già alto. Riguardo la vicenda tralascio , in questa sede, una serie di particolari ma non l’emozione che provai , nell’indomani, nel distacco dal cadavere di Maria, stroncata da una fucilata al petto,  stesa sul lastricato del casolare accanto alla nicchia del focolare. Donna acutamente intelligente mi ricordava, nel portamento,  delle tipiche importanti donne possidenti ungheresi che avevo avuto modo di conoscere. Pure lei mi aveva confidato, nel tempo,  molte sue vicende delicate, strettamente  personali. Nello staccarmi da quel corpo, dentro il casolare odorante dì fumo,  non potei evitare di scoppiare a piangere…
Il cadavere dell’ “Ors” fu rinvenuto nel giorno successivo, sepolto dalla neve. In quanto a fatti della Resistenza  l’”Ors” ne  era il prezioso testimone, con particolare riferimento  allo slavo e comandante partigiano Mirko ( Arko Mirko) ed  alla sua compagna ed amante Katia (Bonanni Gisella), assassinati su mandato all’alba della liberazione nonché  al sovietico Cernikow, avamposto stalinista a cui Mirko e Katia erano strettamente legati.
  
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Desidero aggiungere un mio particolare ricordo su Maria Zanella figlia dell’”Ors”.  In occasione ai miei  frequenti ritorni in quella meravigliosa valle spesso assieme a  Wanda, mia moglie, Maria prediligeva aprirsi a raccontare, soprattutto a mia moglie, dei suoi viaggi a Venezia città di cui era fortemente innamorata. Spiegava che vi andava sola, quantomeno una volta l’anno, e si fermava qualche notte in un albergo di lusso per sentirsi una vera signora. Calzava per l’occasione un paio di scarpe nuove ed amava camminare per le calli  della città  fra il brusio della folla di turisti e fermarsi, soprattutto,  davanti alle vetrine di importanti oreficerie, per osservare i gioielli esposti ed anche vi entrava a chiedere il prezzo di pezzi di alto valore che talvolta pure acquistò. Disponeva infatti di una nascosta riserva di gioielli. Le piaceva raccontare che, nel momento in cui l’orefice, dopo aver preso in mano il gioiello  da lei indicato, ne pronunciava con una certa solennità e deferenza il prezzo,  lei provava una gioia interiore in quanto, volendo, sapeva di disporre del denaro per l’acquisto. Questo era un lato di Maria Zanella. Feci ritorno nella valle di Pani diversi anni fa, dopo decenni di assenza e la trovai irriconoscibile essendo fortemente rimboschita a seguito dell’abbandono della montagna. Provai desolazione e ripensai a quella Carnia attiva dall’economia autosufficiente di anni lontani, dalle ampie zone prative sulle montagne dove i montanari falciavano ogni fuscello. Mi tornarono in mente le grandi malghe, i  giorni festosi di monticazione in giugno, col tintinnio di zampogne delle mandrie lungo le valli, ed il ritorno  altrettanto festoso,  in settembre, che a volte lo sentivi cupo e possente ( detto nell'dioma carnico " si sintiva un sdrondenaa di sampogns") nel profondo alto Gorto, lungo la valle dopo Forni Avoltri e Rigolato, dovuto alle mandrie che scendevano dalle malghe Bordaglia, Fleons, Sissanis, Avanza, Plùmbs, Morarêt, Mont di Tierc (o, secondo inflessione linguistica dell'idioma carnico,  "Mont di  Chierc" ), cara vecchia Grande Carnia...
Si sa che i tempi cambiano ma la nota di felicità di quella Carnia da me vissuta, in certo senso romantica, è  perduta... 

PIER  ARRIGO  CARNIER   





NOTA
Accennando il 3 marzo corr. all’ uscita, nel prossimo giugno salvo contrattempi, del mio nuovo libro di fondamento storico, riguardo il quale ho riferito brevemente ai contenuti, ho anche aggiunto che un secondo mio volume, su regolare contratto, è pure in attesa di edizione presso l’editore. Mi permetto ora di informare che  in detto secondo volume sta, come elemento  portante centrale, la storia dell’”Ors di Pani” con preziosi risvolti inediti mai prima d’ora rivelati, un lavoro che, credo, lascerà nel suo complesso un segno nelle vicende delle montagna carnica e risveglierà le coscienze…e, in esso, riferirò inoltre su  Mirko e Katia ed su altro ancora…








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