martedì 26 marzo 2019

ANCORA PORZUS 7.2.1945 - LA VERITA' SI FA STRADA


ANCORA PORZUS 7.02.1945 - LA VERITA' SI FA'  STRADA

PIER ARRIGO CARNIER·MARTEDÌ 26 MARZO 20196 letture


 Inatteso vasto interesse di lettori italiani, statunitensi e perfino dell' Alaska, probabilmente anche questi nella maggioranza italiani emigrati, sulla vicenda "Giacca" ( Toffanin Mario) che comandò l' esecuzione immediata del quattro osovani a Porzus, il 7 febbraio 1945, e poi degli altri, circa una quindicina. C'è  veramente  interesse sulla  causale della  condanna  di Porzus, intesa nel suo reale contenuto.   La sentenza globale, pronunciata sul campo, in nome dei poteri decisori insurrezionali, dal comandante Giacca cosciente delle ragioni causali, in certa parte in precedenza dal medesimo  segnalate alla direzione dell' allora Partito Comunista regionale. Si trattò di sentenza  non  dovuta alle regole del Codice militare di guerra sfuggendo i partigiani  a tale disciplina ed in seguito qualificati sul piano giuridico "Civili nemici", soggetti ovviamente  , su  accertate violazioni e delitti, alle norme dell' allora vigente Codice penale. L' organizzazione partigiana di sinistra, com' ebbi più volte a precisare ,  combatteva contro l' invasore tedesco, ma  soprattutto per un futuro  di giustizia ed equità, vale a dire  per profondi rivolgimenti sociali auspicando la creazione di uno Stato  in  ogni caso progressista. L' organizzazione anticomunista "Osoppo" costituitasi su iniziativa clericale e su appoggio  del capitalismo e massoneria ambientali, finalizzata  ugualmente a combattere l' invasore tedesco, scese  in  campo in un secondo tempo. La stessa, come  obbiettivo parallelo, si proponeva la salvaguardia del Friuli orientale dalla mnaccia di un' incombente  invasione slava  intesa a rivendicare l' annessione, di alcune  esistenti aree di slavità confinanti, alla nascente Federativa Iugoslava. Il programma osovano, di paternità ecclesiale,  curato in prevalenza da don Lino ( don Moretti), non conteneva alcuna  delineazione di  interesse sociale relativa al  futuro che si sarebbe aperto con la cessazione della guerra, ma risultava  articolato  su concetti di calcolismo nel senso della convenienza o meno. Detta organizzzione,  per quanto concerne il suo operato nel Friuli orientale,  fu  duramente criticata da don Mulloni, parroco in quei luoghi, in un suo diario memorialistico,  rilevando incapacità direzionale ed asserendo, con citazione di dati,  che l' Osoppo uccideva  come la Garibaldi. Va rilevato che , per quanto concerne la Carnia , a partire da fine estate 1944, intervennero delle segrete intese bilaterali, congiuntamente  raggiunte  dall' Osoppo e dalla Garibaldi, con una coalizione di notabili industriali carnici in contropartita ad  un appoggio finanziario degli stessi, proporzionato al proprio potenziale, per le necessità resistenziali sulla base di un comune spirito antifascista. Riporto a tal riguardo quanto scritto a  pag. 135 del mio volume " Lo Sterminio mancato: " Nelle intese era stato concordato che le decisioni circa le fucilazioni di persone sospette da parte dei partigiani comunisti, non potevano essere adottate unilateralmente. Vi doveva essere l' assenso di una rappresentanza dei notabili di Comeglians (1- N0ta). Questo perlomeno in teoria poneva un freno al "mitra facile" e limitava in tal senso il potere decisionaele partigiano, ma il compromesso, in generale, svuotava dei contenuti essenziali la lotta rivoluzionaria." Va sottolineato che l' iniziativa di tale intesa ebbe l'appoggio indiscriminato dell' Osoppo che sembrò conferire potenzialità più ampia alla coalizione dei notabili. Scioltasi nell' autuno 1944 l' Osoppo lasciò alcuni piccoli gruppi dislocati in varie zone, fra cui quello di Porzus (località Topli Uorch) con funzioni di comando che , sulla base di prove, avrebbe stabilito dei contatti coi tedeschi. Testimonianza attendibile prova infatti esservi stata, in quel periodo, una concreta trattativa. Altra testimonianza scritta di un importante ex membro capo di Stato maggiore dell' Alto comando SS. e Polizia di Trieste , Ernst Lerch , citata nel mio libro " Lo Sterminio Mancato"- Mursia-Milano 1982, attesta che la Platzkommandantour di Udine (Comando de piazza ), Standartenfuehrer Freiherr von Alvensleben, aveva "stretto le fila"con l' Osoppo, il che significa ed e probatorio dell' esistenza di un' intesa col nemico ad ampio ed imprevedibile nocumento nei confronti della sinistra partigiana. Trattative con l' Osoppo furono pure avviate, tramite subalterni, dal principe Valerio Borghese, comandante della Xa MAS, all' insegna di una comune lotta contro la minaccia dell' invasione slava. Furono pertanto i ricorrenti sospetti e le successive notizie probatorie ad acuire gli screzi già sussistenti tra le formazioni Garibaldi e i nuclei superstiti osovani. L' ordine scritto di agire, da parte del vertice del Partito comunista udinese, ricevuto da "Giacca" ed in seguito prodotto in sede giudiziaria nei processi, lo invesiva di potere decisionale, ma restava laconico sulla forma."Giacca" mi ripetè più volte che, la decisione globale, di eliminare l 'intero gruppo, fu iniziativa assolutamente sua ed aggiunse che, senza indugi, lo rifarebbe. Ritengo però che tale assunzione di responsabilità possa essere stata segretamente impostagli o sia stata una sua effettiva decisione dal momento che, essendo riuscito a sottrarsi all'arresto ad Aidussina ed a porsi sotto protezione in Cecoslovacchia, con tale versione copriva i mandanti. Tornando all' esecuzione ritenni di osservare a "Giacca" che, taluni dei giovani arrestati a Porzus, arruolatisi nelle formazioni G.A.P su spinta emotiva, ma che mai avevano preso un fucile in mano fra i quali il fratello del poeta Pier Paolo Pasolini, andavano salvati. Rievocando la figura di Ce' Guevara, "Giacca" mi rispose dicendo che la legge insurrezionale non ammetteva indulgenze. Ricordo volentieri e con interesse i miei rapporti con "Giacca". Detto per inciso, prima del rientro in Italia, con mia moglie ci si fermava la sera a Capodistria in uno dei ristoranti centrali. Il clima ambientale era piacevole, animato da musiche evocanti il folclore e le note nostalgiche della resistenza iugoslava. Prescindendo dal cupo ricordo delle delle "Foibe", quale ferita all' Italia, la Iugoslavia, dal mio punto di vista, rivelava nell' assieme un clima sociale di innovata vivacità dall' immancabile tocco politico dettato da sfumature e particolari, uno dei quali la stella rossa comunista sui berretti della polizia. Negli ultimi anni di potere di Josip Broz Tito, trovandomi abbastanza di frequente in Slovenia, Croazia ed oltre, sinceramente mi piaceva molto ascoltare, nelle pause dei comunicati televisivi e nelle trasmissioni musicali allietanti i pubblici locali, la splendida canzone dal titolo "Jugoslavie" che, a mio giudizio, con velati suoni nostalgici del sottofondo esprimeva il senso della felicità selvaggia della slavità. Sotto la guida di Tito, staccatosi coraggiosamente da Stalin nel 1948, in Iugoslavia ebbero luogo importanti impulsi culturali e politici e fu Tito a presiedere, a Belgrado, il vertice del Movimento degli Stati non allineati nel 1961, dal 1° al 6 settembre, che registrò la presenza di 105 capi di Stato sui 120 dell Organizzazione che aveva il fine di contrapporsi alle potenze che dominavano il mondo. Tornando alla vicenda Porzus, dal punto di vista obbiettivo, nessuno può togliere al nucleo osovano il riconscimento che, la sua presenza in quell' angolo avanzato di confine, significava emblematicamente espressione ideale dell' italianità, quale sfida arrischiata a fronte della minaccia slava di occupare ed annettere, alla nascente Federativa Iugoslava, oltre a Trieste, una parte del Friuli orientale. La valutazione storica non può però ignorare il panorama della situazione nel senso che, mentre il nucleo di osovani si crogiolava in quell' angolo di confine senza sparare un colpo, solo per dimostrare la presenza italiana in uno stato di comodo attendismo, i tentativi di sfondamento del confine da parte delle bande slave di Tito per occupare Trieste ed oltre, venivano respinti, a un alto prezzo di vite umane, dalle unità tedesche, cosacche e della Repubblica Sociale Ialiana di Salò. Trattasi di fatto rilevantissimo lasciato nel dimenticatoio dalla storiografia ufficiale italiana. Nè può essere ignorato che, da prova iconfutabile pubblicata a mia firma un paio d'anni fà sul quotidiano on line Trentino Libero e diffusa ampiamente, via Internet, sui miei siti Facebook e Blogger, il nucleo di comando osovano chiese per ben volte all' aviazione alleata, tramite la missione britannica accreditata a suo tempo all' Osoppo prima del suo scioglimento, ma ancora operativa nel Friuli, il bombardamento terroristico della città di Udine capitale dell' ampia provincia omonima allora comprensiva della Destra Tagliamento col capoluogo di Pordenone. A fine aprile 1945, in esecuzione alle disposizioni dell ANPI nazionale qualche presidio di cosacchi e caucasici della Carnia, su proposta partigiana, si arrese mentre i restanti affrontarono la ritirata senza incidenti Non facile fu la richiesta di resa al presidio di Ovaro., che dilazionò la decisione mediante un gioco di trattative, anche perchè contava nell' appoggio di oltre 35.000 cosacchi, in sosta forzata, incuneati sud del villaggio per bloocco da lato partigiano dell'arteria stradale che si snodava verso Villa Santina. Alla definitiva risposta negativa di resa , in un ' ultima riunone dei capi partigiani della Garibaldi ed Osoppo con la coalizione dei notabili, la stessa riuscì ad imporre la decisione di usare la forza con piena adesione da lato dei presenti, degli esponenti dell’ Osoppo e non dalla Garibaldi che risultò contraria. Nell indomani 2 maggio 1945, al comando di Alessandro Goi della 5a Divisione "Osoppo-Carnia-Pal Piccolo", dopo aver provocato a Chialina, mediante una carica di esplosivo, il crollo di una caserma dove si trovavano asseragliati dei cosacchi con le proprie famiglie che in buona parte perirono, verso la tarda mattinata ebbe luogo l’ attaccosu Ovaro. Va precisato che il comandante di presidio cosacco, tenente colonnello G.P. Nasikow, chiedeva solo di affrontare la ritirata nell' Austria. L' azione su Ovaro si concluse in un totale fallimento con conseguenti circa 28 vittime civili innocenti, uccise al per rappresaglia dopo cessato lo scontro. Ma non è tutto e, sulla vicenda Ovaro, tengo un' accurata relazione, convalidata da soppesate valutazioni probatorie, che mi riservo di pubblicare.

29 M ARZO 2019 CARNIER PIER ARRIGO




1- Nota = Sarebbe esistita predisposta in tal senso una lista di proscrizione indicativa di nomi.   


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