domenica 12 maggio 2019



ANNIVERSARIO DELLA BATTAGLIA DI OVARO E RAPPRESAGLIA TEDESCA SU AVASINIS: 2 maggio 1945


Cari amici e lettori delle zone più disparate, in  relazione alle ricorrenze rievocative  delle vicende Ovaro ed Avasinis, su testate della stampa locale sono apparsi nei giorni corsi i soliti  scritti celebrativi dal tono anemico ma pur sempre agiografico nel confronti del concetto   resistenziale,  guardinghi  a non sconfinare o ad ammettere obiezioni,  ma a procedere in senso unico,  come al tempo del fascismo o del regime stalinista. Naturalmente vi sono state celebrazioni locali con bandiere, sorrisi, pranzi, strette d mano, facce patibolari, tutto ermeticamente in un circuito chiuso con l' aria di una società segreta. Se non sei nel gioco nessuno ti conosce e  se ti passano vicino non ti vedono.
Sull' argomento Ovaro sono state dette cose squallide, evitando il nome del' osovano che condusse l' attacco al presidio cosacco , Alessadro Foi che, dopo il fallimento dell'  azione, messa in atto su pressioni  di una coalizione di notabili, al cui fianco di uno dei membri più validi come dipendente, nel retroscena della preparazione c'ero io (e quindi testimone), scomparve emigrando  oltreoceano e non si seppe più nulla. L' azione sconsiderata contro il presidio che disponeva alla periferia sud, sulla via della ritirata di  oltre 35.000 cosacchi, provocò  una  rappresaglia con 28 vittime civili. Riguardo Avasinis, dove la  rappresaglia tedesca, sempre il 2 maggio, fu provocata ad un attacco partigiano ai tedeschi in ritirata, sull' arteria Udine-Tarvisio, causando delle vittime, sono  sono  state ridette le solite cose su cui non perdo tempo. Naturalmente silenzio assoluto sul massacro compiuto da partigiani dell' Osoppo e Garibaldi associati, del centinaio di cosacchi fra i quali molte le donne e bambini di cui uno o due in fasce, crimine consumato  fine aprile  sulla montagna ad ovest del paese. Detti cosacchi, che formavano il presidio di Avasinis, si erano arresi ai partigiani sulla parola  d' onore alla presenza del parroco del luogo, don Francesco Zossi,  di avere salva la vita ed i cui corpi dopo il barbaro massacro, vennero abbandonati sul luogo senza sepoltura  ed ivi rimasero per quattro anni  finchè,  in data.15.10.1949, la Pretura di Gemona territorialmente competente, ne dispose il ricupero ed il seppellimento. L' operazione comportava l' apertura di una procedura di profilo penale su cui sono documentato, ma che tralascio trattandosi di argomento delicato.  Non posso però evitare di dire che, il silenzio su questo argomento da me denunciato in mie pubblicazioni editoriali ed articoli sulla stampa e via Internet, è torbido e vergognoso. Pennaioli locali, fra i quali un elemento donna della Carnia che non conosce la storia e si è intrufolata in cose più grandi di  lei,   hanno cercato di giustificare il massacro dei cosacchi quale reazione alla rappresaglia tedesca del 2 maggio, avvenuta dopo, riguardo la quale la popolazione, con forche e randelli si era già vendicata uccidendo una quindicina di tedeschi di  passaggio in ritirata, ma che nulla avevano  a che vedere. Su queste vicende detengo importanti  documenti. Ne era al corrente il noto parlamentare comunista ex commissario della Garibaldi Mario Lizzero " Andrea", il quale, sulla resistenza, sapendo del mio serio impegno, era propenso ad un dialogo oggettivo, sapendo qual' era la mia visione ed al riguardo, al  laureando Gregorio Venir che a lui si rivolse per consulenze sulla tesi di laurea incentrata sui Cosacchi, asserendo che il testo principale preso in esame era il  mio volume "L' Armata Cosacca in Italia 19944-1945, il  Lizzero,  come risulta a pagina nr. 88 della tesi, poi pubblicata, asserisce : < Carnier ha preso una posizione precisa e va rispettato>.
Post Scriptum
Desidero aggiungere che posseggo tutto il carteggio relativo ai contatti (1944-1945) dell' ing.Cioni Rinaldo, direttore delle Miniere di Ovaro e membro del CLN "Val Gorto" e l'ing. Franz Gnadlinger, commissario tedesco alla sovraintendenza dei lavori ritenuti di utilità tedesca   a  fini di guerra, ed altre personalità, materiale passatomi in parte dalla vedova Rossana Cioni e poi completato da uno dei due figli. Da quanto io seppi dai dialoghi con la signora Rossana nel dopoguerra,  che già comunque conoscevo , essendomi recato appositamente a conferire con lei, nella sua abitazione ad Ovaro, nei giorni  dopo la battaglia del 2 maggio. su incarico del mio titolare d'Azienda, L.De Antoni, membro importante del citato CLN  " val Gorto". L'ing. Cioni  che, durante la battaglia, si trovava a Mione in posizione dirimpettaia ad Ovaro, ma ad altitudine superiore da cui osservava ciò che accadeva, decise di scendere ad Ovaro,  ma allorchè giunse, stante la situazione, corse al riparo nascondendosi in una casupola  alla periferia nord del paese. Fu  qui che, al termine della battaglia, i cosacchii lo rintracciarono e lo fucilarono sul posto assieme ad altri. L' azione di  rappresaglia  sulla base di tutte le mie indagini,  risultò condotta come guida, dai cosacchi del presidio comandato dal tenente colonnello Nasikow G.P. con l'appoggio delle forze sopraggiunte a rinforzo del I° Reggimento di cavalleria cosacca del colonnello Goluboff, che travolsero l' iniziativa partigiana. Goluboff, dopo la resa ai britannici sulla Drava,  nell' Osttirol, sfuggì alla consegna ai sovietici e grazie alle mie conoscenze lo  potei rintracciare, nel dopoguerra, in Austria. E' ancora interessante che io sveli,  sempre sulla base di quanto seppi al momento dei fatti  che, talune esecuzioni furono attuate sulla base di indizi, essendo il comando di presidio di Ovaro bene informato, tant' è che giunti in ritirata a Comeglians, mio paese,  prelevarono specificatamente un mio compaesano e lo fucilarono. Si tratta del dottor Marco Raber membro dell' organizzazione partigiana Osoppo che, come mi fu dato  personalmente constatare, a fine aprile 45, essendo imminente la fine guerra e la ritirata, si adoperò attivamente a predisporre  l' azione di attacco su Ovaro  assieme a due georgiani , di perfetta mia conoscenza, che prepararono  il collocamento della carica di esplosivo il cui brillamento provocò il crollo della caserma di Chialina, villaggio che precede Ovaro, dove si trovavano asseragliati molti cosacchi con mogli e figli. Questi sono i fatti. Chiudo qui augurandomi che il Padre eterno trovi il modo di bloccare certo proliferare di  favole !!! 
4 maggio 2019                                                                 
                                         CARNIER PIER  ARRIGO

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