martedì 27 agosto 2013

LA VERITA’ SU KRASSNOFF



Pubblicato sul periodico italo/austriaco Asou geats… a pag. 19 – aprile 2011

Ripubblichiamo il seguente articolo uscito nel nr.65 dello scorso dicembre, stante l’interesse manifestato da lettori del nostro periodico che seguono le vicende storiche, con qualche breve aggiunta apportata dell’autore.

LA VERITA’ SU KRASSNOFF


ANCORA UN CRESCENTE INTERESSE STORICO PER L’ARGOMENTO DEL COLLABORAZIONISMO RUSSO E COSACCO NEL SECONDO CONFLITTO
                                             
Di: PIER ARRIGO CARNIER

Da parte di gente della Carnia e del Friuli, ma pure dalla Svizzera, Francia, Argentina….specie da studenti universitari,  ai fini di loro tesi di laurea, mi continuano a giungere richieste  finalizzate a conoscere particolari notizie  sui cosacchi che furono in Carnia nel 1944-1945 e sui relativi atamani e generali, Naumenko ,  Krassnoff, Solamakin, Wassiliew, Tarassenko. Sinceramente per chi come me ha dedicato decenni all’attività di ricerca ed indagine sul vasto argomento del collaborazionismo russo e cosacco a fianco della Germania, nel corso della seconda guerra, fa piacere tale interesse in particolare sulla questione cosacca.  Sulla base di acquisite cognizioni, ritengo utile pertanto alcune precisazioni, intese  soprattutto  a  dare una risposta ad interrogativi di comune interesse che mi sono stati posti.
Molto interesse hanno destato miei articoli pubblicati sul Gazzettino, il 17 e 24 gennaio 2009 sulla presenza di battaglioni cosacchi femminili, in ritirata dal Po, che transitarono per Ovaro il 2 maggio assieme a Krassnoff, il quale poi superò la Val Calda e fece sosta per una notte a Paluzza, prima di affrontare il Plockenpass . C’è chi ha voluto sapere com’erano le uniformi dei battaglioni delle donne cosacche, ed é stato accontentato. Nella parte conclusionale di detti articoli precisai, sulla base di fondati accertamenti, che i collaborazionisti in ritirata a fine aprile 45, cosacchi, caucasici etc., ammontavano a 100.000. Analogo interesse da parte di studenti dell’Argentina, desiderosi di sapere com’era l’uniforme dei Cadetti dello Zar della scuola ufficiali di Villa Santina ed ho quindi fornito loro tutti i dettagli. Interrogativi mi vengono rivolti, specie da fonti straniere, sulla figura di Krassnoff,  con interesse alla sua effettiva posizione nel periodo in cui fu in Carnia sul suo ruolo riguardo la questione partigiana  e gli screzi con l’atamano generale Wiaceslaw Naumenko. Nel breve periodo trascorso a Villa di Verzegnis dal 27 febbraio al 1° maggio 1945, Krassnoff pur conservando autorità morale e poteri amministrativi, era stato destituito da poteri militari effettivi sulle truppe, ed aveva solo poteri nominali. Era quindi escluso da ingerenze nella gerarchia militare e da qualsiasi questione partigiana di competenza del generale Domanow e subalterni in stretto rapporto con la Polizia di sicurezza tedesca (Sichereits Polizei) come da inoppugnabili testimonianze dei suoi più stretti collaboratori: l’aiutante dott. Himpel, la dottoressa Kriklenko (medico), Radtke e Muller entrambi referenti di Rosenberg presso i cosacchi, nonché il colonnello Nazarenko. L’atamano era  sottoposto a costante e severa sorveglianza in quanto i tedeschi temevano un attentato contro la sua persona come ho spiegato anche di recente in un circostanziato rapporto di venticinque colonne sui numeri 61 e 62 , rispettivamente di agosto e dicembre 2009 di codesto periodico. Krassnoff , sempre in base a testimonianze, non concedeva confidenze ad alcuno e parlava solo coi suoi ufficiali. Nessun civile poté mai avvicinarlo durante il periodo del suo soggiorno a Villa di Verzegnis, il che mi fu pure dichiarato dalle sorelle Cella, allora proprietarie dell’abergo Savoia, dov’egli  aveva fissato la  sede. Ebbe solo due colloqui con don Graziano Boria, parroco del luogo e rifiutò ogni altra proposta. Ne dà prova lo stesso don Boria in occasione al secondo colloquio avvenuto il 1° aprile 1945, annotando nel suo diario: “Volevo metterlo in relazione con Gortani (noto docente locale ) ma non ne vuol saperne. Teme inganni”.
La trattazione dell’argomento ha preteso anche un’acquisita specifica cognizione delle competenze riferite alla complicata gerarchia militare tedesca ed a quelle cosacca del tempo ed un’analisi delle circostanze, onde evitare impaludamenti.
In quanto agli screzi tra l’atamano generale Krassnoff e l’atamano generale Naumenko, quest’ultimo da me conosciuto e col quale fui in Austria sui luoghi della tragedia cosacca dovuta all’infausta consegna ai sovietici sulla Drava, ho pubblicato in varie circostanze le motivazioni che mi riservo comunque di raccogliere in una monografia. Le divergenze derivavano sostanzialmente da una diversa visione sull’organizzazione delle forze cosacche. Krassnoff sosteneva l’autonomia dei cosacchi  mentre Naumenko preferiva sottoporli, quantomeno le forze del Kuban,  al generale  Andrei Andrejevic Wlassow, il creatore dell’Armata russa di Liberazione ( Russkaja  Oswobodjetelnaia  Armia ). Verso fine guerra,  in  previsione  di  una resistenza ad oltranza Naumenko  fu elevato a suprema autorità militare di tutti i cosacchi delle forze collaborazioniste.
In relazione ad accadimenti verificatisi nella bassa val Tagliamento interesse mi è stato manifestato da alcuni valligiani  alla conoscenza della situazione cosacca di fatto e che pertanto mi accingo ad esporre. La stessa, coi centri abitati di Ampezzo, Socchieve, Mediis, Enemonzo….fu prevalentemente occupata da forze dei  dei reggimenti cosacchi 3° Kuban e 4° Terek-Stavropol che costituirono i presidi con comandi a Enemonzo, Socchieve e più a nord ad Ampezzo. Con la riorganizzazione dell’armata dette unità formarono la 2° Brigata di fanteria mista al comando del maggior generale Tikhotzkij  che aveva, quali suoi subalterni, nella piazza di Ampezzo, gli ufficiali Sciumjnj e Nazukow. Visite ed ispezioni furono fatte agli accennati presidi dall’ispettore generale  Bidakow e rispettivamente dal maggiore Oskar Muller, referente del ministro Rosenberg. Escluse invece assolutamente, come confermatomi personalmente dal Muller ed altri testimoni del tempo, visite a quei presidi, Enemonzo, Socchieve…. da parte di altri esponenti tra cui  l’atamano generale Krassnoff i cui viaggi, partendo da Villa di Verzegnis, ebbero altre motivate destinazioni accertate sulle quali  esiste riprova scritta anche da un testimone  locale, il carnico Pio Cella. In senso più esplicito, come in precedenza accennato, in evasione a domande rivoltemi da interlocutori della bassa val Tagliamento che meritano una pubblica risposta perché di storia si tratta,  l’atamano generale  Pjotr Nikolaevic Krassnoff, col seguito dell’immancabile scorta armata costituita dal convoglio  di 48 cosacchi, non passò mai per Enemonzo  e Socchieve, come taluno si è permesso arbitrariamente di inventare,  essendo accertato che non  superò mai, verso nord, l’abitato di Villa Santina  sede della Scuola allievi ufficiali cosacca. Al dilà di questo va  categoricamente ribadito che, l’atamano, nel breve periodo trascorso a Villa di Verzegnis e spostamenti motivati, come già precisato,  non concesse confidenze ad alcun civile,  né potè essere avvicinato da alcun civile.-
 Agli inizi di marzo buona parte di dette forze al comando  di  Tikhotzkij, furono trasferite sulla linea Gradisca d’Isonzo - Trieste e rimpiazzate con altre, in parte di complemento. In zona,  riguardo Socchieve e dintorni  l’autorità di comando  dapprima tenuta dl generale Tichotzkij, passò al  colonnello Zimin, ma fu  prevalen- temente esercitata  dal tenente colonnello Vladimir Michailovic Nefedov poiché  Zimin  svolgeva attività di presidio anche nella  valle di Verzegnis, ed aveva frequen- ti spostamenti., mentre ad Ampezzo sarebbero  rimasti Sciumjnj e Nazukow. A fine aprile 1945, esattamente il giorno 28 per la precisione , il tenente colonnello Vladimir Michailovic Nefedow fu  assassinato da un agente provocatore sovietico, infiltrato nella Scuola  Cadetti di Villa Santina e poi passato ai partigiani. Fu sulla base delle mie deposizioni suffragate da documenti, che la Commissione germanica di Kassel intestò a Nefedow  la lapide della tomba nr. 400 del campo I°, nel cimitero militare tedesco di Costermano sul Garda  ( Vedi pagg. 156-157 de “L’Armata cosacca in Italia” e pag. 239 de “Lo sterminio mancato”). Ugualmente su mie deposizioni la Commissione tedesca di  Kassel intestò al generale cosacco Diakonoff la tomba nr. 527, pure nel campo I°, ucciso dai partigiani nel corso della ritirata in Carnia, a località  Chiassis,  e  fatto passare nel diario della Garibaldi a pag,67,  per Krassnoff  (Vedi pagg. 186-187-188 de L’Armata…). Documentazioni su Nefedow e Diakonoff sempre esibibili.

Porcia (Pordenone) 17 novembre 2010
                                                                            CARNIER PIER ARRIGO



Archivio storico privato Pier Arrigo Carnier –Porcia /PN.)

1 commento:

  1. Prendo atto con piacere dell’interesse manifestato in questi ultimi tempi sul mio post LA VERITA’ SU KRASSNFF del 27.08.2013, l’atamano generale prescelto dai tedeschi per motivate ragioni a presiedere la costituita Amministrazione centrale degli eserciti cosacchi insediata a Berlino nella Viktoriastrasse , intesa ad fornire una forma di governo alle notevoli forze combattenti cosacche resesi disponibili ad affiancare militarmente la Germania ed impiegate in varie zone d’operazione ed ugualmente alla massa dei civili che, nella condizione di profughi, si trovavano per svariata regioni sul suolo tedesco e in altre zone occupate, in numero rilevante, già risalenti all’esodo verificatosi alla fine della prima guerra mondiale motivato dalla rivoluzione .. Krassnoff lasciò la capitale tedesca, martellata dai bombardamenti, per seguire le forze cosacche destinate a scopo di presidio ed a garanzia della sicurezza nel territorio del Friuli e della Carnia, minacciato dall’ attività partigiana antitedesca. Col suo arrivo egli venne però condizionato, nell’esercizio delle sue funzioni, da decisioni impostegli dall’Alto comando tedesco che esercitava la sovranità sul territorio per cui si vide rimosso dall’effettivo comando sui cosacchi ed escluso da ogni ingerenza a dirimere questioni riguardanti i partigiani.. Dovette quindi adattarsi ad assumere una funzione nominale, puramente apparente.
    PIER ARRIGO CARNIER

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