venerdì 23 agosto 2013

STORIA DI UNA DONAZIONE TEDESCA, VERIFICATASI DURANTE LA RITIRATA IN CARNIA,IL 2 MAGGIO 1945..


MEMORIA CON RIFERIMENTI DOCUMENTALI STORICI SULLA DONAZIONE CHE DETTE  VITA ALLA CHIESA DI CRISTO RE DI TIMAU. PROFILO DEL DONATORE E CONNESSE CONSIDERAZIONI INEDITE, RIFERITE A QUEL TEMPO

                                               di    CARNIER PIER ARRIGO

Considerato che le nuove generazioni sono completamente disinformate  su gran parte delle vicende ambientali della Carnia legate alla seconda guerra mondiale, non potendo conoscere evidentemente   ciò che non hanno vissuto e poichè essendo la maggior parte dei testimoni  scomparsa  ed io uno dei pochi rimastì o, forse l’unico  per conoscenza diretta od acquisita attraverso indagini asseverate, di taluni rilevanti avvenimenti, ho ritenuto di  redigere la presente   memoria   in riferimento  alla  donazione che consentì di avviare la costruzione della chiesa di CRISTO RE in Timau,  anche e
perchè  su taluni fatti sono state diffuse  notizie alterate o, addirittura delle miserevoli o abominevoli invenzioni come quelle apparse in un certo romanzo, che però  fortunatamente  ebbero vita effimera.  Si tratta di  vicenda già da me puntualizzata in vari articoli a mia firma su testate nazionali e provinciali, da almeno venti trentanni a questa parte nonchè nel periodico bilingue “ASOU GEATS….  ” che ha diffusione anche in Austria, diretto dall ’infaticabile ed encomiabile Laura Plozner, e precisamente  nei numeri. 51 dell’aprile 2006 e 64 dell’agosto 2010, quest’ ultimo qui riproposto con l’aggiunta di qualche perfezionamento e l’ eliminazione di qualche frangia ritenuta superflua onde racchiudere il testo nel suo intrinseco significato storico e fattuale escludendo in modo categorico ogni propensione di parte o politica.

Nei primi anni dell'immediato dopoguerra ebbi un colloquio col parroco di TIMAU , don LUDOVICO MORASSI , presente un mio collega di studi, NORBERTO DI CENTA, allora insegnante sul luogo . Mi premeva conoscere i particolari e l'identità del donatore della somma di denaro, nei giorni della ritirata tedesca e cosacca, che poi fu utilizzata per avviare i lavori di costruzione della chiesa dedicata a CRISTO RE. Ne parlammo in canonica. Don MORASSI mi dichiarò perentoriamente che il donatore del denaro,versato nelle sue mani, era un’ comandante germanico a tutti gli effetti, che parlava ovviamente tedesco " ed aggiunse che i Cosacchi, con tale donazione, non avevano alcunchè da vedere. Parlando dell'argomento il reverendo, riferendosi all'alto ufficiale, portava le mani verso l'alto onde significare che si trattava di un gerarca prestigioso.
Don MORASSI non ritenne però di rivelarmi l'identità dell'alto ufficiale, assumendo un atteggiamento di riserbo. Suppongo che il donatore si fosse dichiarato, dico suppongo, per cui l'atteggiamento era forse dovuto a probabile concordata riservatezza,o forse il donatore aveva preferito mantenere l'anonimato. Il fatto della donazione,da parte del " COMANDANTE GERMANICO”, sotto la data del 2 maggio 1945, fu verbalizzato con un'opportuna annotazione, nel diario storico parrocchiale e, stando al diritto canonico, tale documento è coperto da segreto, ovvero il diritto di rivelarne il contenuto rimane  a discrezione del titolare della parrocchia. Spiacevolmente copia del documento è stata concessa negli ultimi tempi anche ad elementi  inqualificati, mancanti di una preparazione professionale specifica sugli eventi di quel tempo e sulle circostanze ambientalmente connesse. L’intralcio maggiore e pericoloso per lo storico sono purtroppo le chiacchiere nefaste di sacenti locali, caparbiamente fissati su convinzioni artificiose frutto di una propria fantasia. Questa specie di muffa paesana perniciosa la si incontra sovente nel condurre ricerche ed approfondimenti e mi ricorda l’attacco partigiano contro i  cosacchi ad Ovaro, del 2.05.1945 con i relativi antefatti e conseguenze su cui donnette ed altri elementi alimentavano ed alimentano ancora un tessuto di chiacchiere che nulla ha a che vedere con la realtà dei fatti.  
Stante che il donatore era un alto ufficiale germanico restava quindi da risolvere la questione dell'identità. Fu un impegno  che affrontai affidandomii a  mie conoscenze di ex militari austriaci e tedeschi,ufficiali taluni di alto grado,con cui avevo  già  instaurato dei rapporti. E'  chiaro che tutto mi si rese possibile sulla base di una consolidata e motivata fiducia, di cui godevo in detto ambiente , fermo restando il rispetto di principi inviolabili e regole d'onore. Gli accennati austriaci e tedeschi erano elementi che avevano creduto negli ideali per cui avevano anche combattuto, subendo taluni conseguenti condanne nel dopoguerrra, ed erano a conoscenza, per esperienza diretta, di molte vicende delicate di cui sicuramente non sussisteva nè sussiste traccia negli archivi ufficiali. Spesso ,fra l'altro, mi incontravo con una donna di talento e particolare raffinatezza : Frau ADA, nata PFLÜGER, tedesca della Slesia, vedova del Supremo commissario dell'ADRIATISCHES  KÜSTENLAND , dottor FRIEDRICH  RAINER, la quale mi aveva svelato il segreto della morte del marito , deceduto in un lager della  SERBIA  e non quindi giustiziato a LUBIANA  dopo il noto processo ai gerarchi, celebrato nel 1947. Era,  Frau ADA, donna ancora gioviale e combattiva , splendida e distinta nel tratto, fonte inesauribile di ricordi riferiti all'epoca trionfale del nazionalsocialismo, capace, col suo raccontare, di coinvolgermi nei ricordi di cui  avvertivo il profluvio. HITLER la voleva seduta al suo fianco, assieme al marito, all'opera di SALISBURGO  e viaggiò pure sulla lussuosa luccicante ed imponente mercedes nera del Führer , in occasione alle visite che questi fece nella Carinzia e Stiria, seduta ugualmente al suo fianco col marito, fra ali esultanti di folla, lungo le valli ridenti da Villach a Graz, superando il passo del Pack.  Frau ADA rievocava  raggiante e con fervore quei ricordi trionfali che visse  felice nell'esaltazione del potere....e non nascondo che tutto questo contribuì a farmi comprendere delle realtà del nazionalsocialismo i cui principi escludevano categoricamente la  lotta di classe. Le concezioni fondamentali del nazionalsocialismo costituivano certamente un’inversione radicale di tendenza nel campo sociale che travolgeva il decrepito sistema liberale, aprendo la strada a una decisa ed equa valorizzazione delle forze lavoro quale strumento non più al servizio del capitale. Si trattava di propositi e provvedimenti che sarebbero stati alla base dell’organizzazione di una NUOVA EUROPA.
L'indagine , per individuare l'identità del donatore , riguardo TIMAU , prese avvio a distanza di tempo dal colloquio con don MORASSI e fu risolta in tempi lunghi, per motivazioni che ritengo superfluo riferire  .Rammento che passai diverse volte i valichi di confine in più direzioni, estate dopo estate, e  d'inverno , non unicamente per tale motivo , e , se rientravo attraverso TARVISIO, avvicinandomi al passo di COCCAU,  rammento che guardavo, in piena notte, la vetta  del MANGART, che si ergeva nel cielo . Erano anni vergini per l'acquisizione di notizie e documenti presso protagonisti che disponevano di documentazioni riservate, in Austria, Germania, Cecoslovacchia, Iugoslavia ......perchè poi, con lo scorrere del tempo,  le possibilità si sarebbero ristrette per naturali decessi e per altri imprevedibili motivi . Ciò che contava soprattutto, per me, oltre al materiale documentale, erano i dialoghi con i  protagonisti e le loro dichiarazioni  su situazioni che, storici e giornalisti, si affannavano a denigrare seguendo l'orientamento conformistico di demonizzazione di qualsiasi operato  dei perdenti.
Seppi  pure  che, in taluni luoghi, a fine guerra erano state poste al sicuro consistenti documentazioni  che si trovavano sotto controllo. Me ne accennò anche FRANZ  HOFER , ex Gaulaiter del TIROLO  e dell' ALPENVORLAND in degli incontri preordinati,  prima del suo decesso  per il che si era premurosamente adoperato il mio amico Emil Winkler di Lienz, sindaco nel periodo di regime ed ovviamente più anziano di me, amico ed ammiratore del Supremo commissario Rainer. Già prima del crollo della GERMANIA  vi erano state iniziative in  tal senso  anche se  purtroppo ,  negli ultimi momenti, una parte delle  documentazioni  fu volontariamente distrutta  e  una notevole   parte cadde inevitabilmente nelle mani degli alleati vincitori. A parte questo , tra montagne della  dell' ALTO ADIGE  e della CARINZIA erano stati messi  al sicuro dei tesori  e non si trattava di fantasie. Per quanto concerneva il tesoro sepolto in CARINZIA il  Gruppenfuehrer SS. GLOBOCNIK, che ne era il detentore, arrestato su quelle montagne dalla Polizia segreta britannica aveva riferito, proponendo condizioni e patteggiando la  propria  salvezza, molti dettagli ma, ho motivo di ritenere, non tutti. Indirettamente mi riuscì comunque di conoscere molti particolari. Il fascino di quella vicenda, nota a degli austriaci ed ucraini  che furono vicini a GLOBOCNIK e della  quale  custodivano il segreto, in quanto evidentemente  interessati, e sulla quale non ho mai  pubblicato un rapporto esaustivo , fu per me un vero tormento  e mi impegnò a lungo sulle montagne della CARINZIA.. E qui verrebbe ad innestarsi la vicenda del ricupero di quell’ingente tesoro, sepolto in prevalenza nella zona del Weissensee, su cui custodivo rilevanti notizie riservate  che stuzzicarono l’impresa  GLOBO EXPLORETION della Florida di Norman Scott, specializzata nel ricupero di  tesori nei fondi marini ed altrove, la quale, venuta a conoscenza  della pubblicazione di miei lunghi articoli sul caso Globocnik, diffusi dal  Gazzettino di Venezia,  si fece avanti con delle proposte onde coinvolgermi e rendermi presente al ricupero……Rimando tuttavia questo grosso e rilevante capitolo ad altra occasione.-.
.  In senso generale devo  aggiungere che l ‘occultamento di tesori e documenti  negli ultimi mesi di guerra, da parte di taluni protagonisti, fu realizzato con  autentico fervore, trattandosi di operazione ritenuta  necessaria onde accumulare delle risorse  per la rinascita del REICH tedesco.
FRANZ HOFER mi confidò anche, con una punta d’invidia, come, a fine guerra, nel caos del crollo,  l’SS. Obergruppenfuehrer ERNST KALTENBRUNNER e capo del REICHS SICHERHEITSHAUPHAMTES e il colonnello SS. SKOERZENY capo di un GESTAPO-CONTROLLKOMMANDO avessero sottratto alla REICHSBANK consistenti  somme di valuta, gioielli preziosi e riserve auree, cadute poi in mano degli alleati per quanto concerneva KALTENBRUNNER,  non così invece per SKORZENY che sulle montagne, nei dintorni di RADSTADT, riuscì ad occultare quel suo tesoro, mai ritrovato dalle polizie alleate, ma evidentemente da lui ricuperato nel dopoguerra. Ne dette prova, infatti, la vita sfarzosa che condusse in Spagna dove comparve come cittadino libero e sposò una contessa, mettendo in piedi un grosso giro d’affari.
Tornando alla vicenda di TIMAU, mi riuscì definitivamente di accertare che  il donatore rispondeva al nome di OTTO GUSTAV  WÄCHTER, Obergruppenfuhrer SS., austriaco ed avvocato, noto dirigente del Partito nazionalsocialista austriaco, governatore della GALIZIA ed infine amministratore militare con sede a TRIESTE .Taluno,  tra coloro coi quali avevo instaurato canali d'indagine, lo aveva conosciuto personalmente per rapporti di partito ed era anche in grado di ottenere, sul caso, chiare notizie da altri che avevano avuto diretti e frequenti contatti con WÄCHTER  nell'ADRIATISCHES   KÜSTENLAND, a TRIESTE, e si  erano trovati col medesimo in ritirata verso l'AUSTRIA, in particolare durante  varie soste obbligate,  ad esempio ad ARTA e prima  di affrontare il valico del PLÖCKENPASS, proprio a TIMAU.  Fu infatti qui che WÄCHTER , che  disponeva  di ingenti somme di valuta sulla sua autocolonna, nella veste di amministratore, oltre a preziose e consistenti documentazioni , ebbe un lungo colloquio col parroco, di cui fu ospite in canonica.
FRANZ HRADETSKY, fonte di preziose informazioni  su rilevanti vicende, assieme  a  LERCH , GAIL e a molti altri, ( nota in calce nr. 1) dopo il suo rientro al termine di lunghi anni di prigionia, credo di ricordare otto o nove,  trascorsi nella Federativa Iugoslava nella fortezza di Sremska Mitrovica, in  uno dei miei vari incontri con lui in Austria, intesi ad accertare varie vicende e, fra queste le ragioni del colloquio  col parroco di Timau da parte di WÃCHTER,  mi disse, oltre a quello che verrò ad esporre, che in quel giorno nevicava fitto, regnava un gelido scirocco e, un velo bianco si stendeva tutt'intorno  avvolgendo   il villaggio.-
 L'Obergruppenführer  SS. conosceva il villaggio di TIMAU , dove si parla un idioma  tedescofono in quanto, durante la sua permanenza  a  TRIESTE, era stato tra i propugnatori del PUFFERSTAAT FRIAUL (Stato cuscinetto del FRIULI), e quindi era a  conoscenza delle particolarità etniche e linguistiche del FRIULI  riguardo il quale il Supremo commissario RAINER, si proponeva “un lento aggancio al III° REICH ",  ai fini della germanizzazione .Ma sicuramente  il suo  colloquio col parroco in canonica, secondo  HRADETSKY  ed altri ,  non  poteva avere alcun aggancio  in tal senso, se non di carattere introduttivo su un argomento di cui la stessa ritirata segnava il tramonto, ma fu  presumibilmente  ed  opportunemente  motivato  dall'intento di  valutare  la possibilità di collocare in quel luogo , una parte della  preziosa  documentazione   che  WÃCHTER  teneva sulla sua autocolonna , da affidare alla segreta custodia del parroco,  per poi ricuperarla in futuro. Aggiunse inoltre HRADETSKY  a conferma di tale supposizione che “ ….mentre ormai calava la notte, dalla posizione in cui ci trovavamo in sosta, notammo che due subalterni di WÃCHTER andavano a raggiungerlo portando delle borse e dell’altro”. Disse anche di ricordare che l’Obergruppenführer SS. presente LERCH, aveva espresso preoccupazione sugli imprevedibili attacchi aerei alleati dei caccia, come era avvenuto a nord di Tarcento dove una colonna di cosacchi in ritirata era stata quasi annientata. Si sarebbe trattato, sempre secondo HRADETSKY,  ed anche secondo  LERCH, di una preoccupazione perfettamente plausibile in quei giorni caotici, quella di mettere in salvo valori e documenti, stante appunto il pericolo costante  degli  attacchi  aerei alleati che potevano mandare in frantumi le autocolonne in marcia, tant'è che  gli  spostamenti avvenivano  preferibilmente nelle ore notturne ma questo non sempre era possibile. In ogni caso il parroco, ammesso che  l'Obergruppenführer gli avesse  effettiva- mente  formulato una tale proposta ed  egli  avesse o meno accettato  la  segreta custodia di qualche cassa  sigillata di documenti, mai nulla lasciò trapelare, in un senso o nell'altro, per cui mantenne un granitico riserbo  nei decenni che seguirono  fino al suo decesso, avvenuto il 29.09.1983. In quel colloquio, si parlò  anche naturalmente del più e del meno e risulta per certo  che  il parroco riferì  su  dei decessi di militari e profughi  verificatisi nel corso della  ritirata , in territorio di TIMAU , a cui   la popolazione, sotto la sua direzione, aveva dato cristiana sepoltura.
Ci eravamo trovati agevolmente, per quell’incontro, a Pörtscach in un ristorante sul Woerthersee (lago di Woerther) ed era presente anche LERCH, giunto da Klagenfurt. Facemmo quindi colazione assieme.
Sulla base di tutte le possibili annose indagini e confronti quel colloquio, in canonica ,costituisce  e racchiude l' inequivocabile  prova della donazione a  don MORASSI  , da parte dell'alto gerarca, di una consistente e rispettabile somma di  denaro   di un milione di lire che   fu poi motivata, nel diario storico parrocchiale  di TIMAU, con  scarne parole, come compenso per la  sepoltura di diverse  vittime della ritirata.  Appare  però evidente che,  tale donazione , assume un  significato di fondo , che  và  oltre il senso  del  motivo materiale accennato . La stessa fu un atto spontaneo e luminoso, inteso nel bene,  stimolato da sentimento religioso da parte dell'Obergruppenfuhrer SS. OTTO GUSTAV WÄCHTER, uomo cattolicissimo, ispirato in quell'azione da significativi segnali che la guerra, nella sua devastante tragedia, stava per finire.  La verbalizzazione lasciata da don MORASSI  rimane  quindi  atto intangibile ,  inteso tale secondo il diritto canonico. Io ritengo però, per alcune deduzioni, che la somma della donazione possa essere stata più rilevante per cui la cifra indicata  avrebbe carattere formale.
E opportuno comunque delineare la figura di OTTO GUSTAV WÄCHTER , nel suo profilo fattuale e storico onde, soprattutto, smentire facili affermazioni negative accampate  da qualche maldicenza e fonte tendenziosa.
Ritengo, innanzitutto, di contestare fermamente la notizia, accampata a suo tempo da un disinformato, che  WÄCHTER  sia stato " uno dei cinque agenti nazisti che progettarono e mandarono ad effetto l'assassinio del cancelliere austriaco dottor ENGELBERT DOLFUSS". Come risulta provato dal ritrovamento degli archivi, nel 1964,in casse rivestite di cemento calate nel fondo del Lago Nero  ( Cernè Jezero )  nella foresta boema ,  presso Budejovice , le dichiarazioni rese alla polizia di Vienna sull'azione che doveva portare all'arresto dei ministri e del cancelliere DOLFUSS , la cui morte ,è stato incontestabilmente accertato , fu provocata incidentalmente , non contengono un minimo accenno a responsabilità imputabili a WÄCHTER  e tantomeno gli atti processuali conseguenti, che si conclusero con la condanna a morte di OTTO PLANETTA e FRANZ  HOLZWEBER (Atti pubblicati dall'Europa Verlag - Vienna).
Con l'annessione dell'AUSTRIA (1938) WÄCHTER fu nominato capo della polizia a VIENNA. In seguito, come già riferito, fu governatore della GALIZIA, con sede a CRACOVIA, stimato dal VATICANO per i suoi interventi in difesa dei cinque milioni di cattolici (UNIATE), in parte polacchi e in parte ruteni. Nelle intese raggiunte col generale ANDREI ANDREIEVIC WLASSOW  paladino dei tedeschi, WÄCHTER ottenne che la GALIZIA non fosse inclusa nel progetto della GRANDE RUSSIA, dopo la sconfitta dei comunisti. A  tal proposito egli si manteneva in contatto col Principe vescovo, cardinale di CRACOVIA, JAN SAPIEHA, il quale a sua volta relazionava il VATICANO….Da subito, inoltre , e fino al termine del suo mandato nel 1943, cessato a causa della retrocessione del fronte orientale, WÃCHTER favorì e rafforzò, con armi ed altri mezzi, l 'organizzazione partigiana cattolica (UNIATE ) sorta  per contrastare sul territorio le forze partigiane sovietiche. In seguito, con la rioccupazione sovietica dell' UCRAINA, GALIZIA etc. dette forze partigiane cattoliche mantennero  consistenza e continuarono la lotta alla macchia sotto il nome di  OUN Gruppe, OUN-M ed  UPA. Successivamente, su ordine di HANS FRANK, governatore della POLONIA, WÃCHTER  dovette spostarsi con la sua amministrazione da CRACOVIA a LWOW (Leopoli). Al suo fianco il medesimo ebbe come Amtschef (Capo dell'Amministrazione), il barone FERDINANDO WOLSEGGER, eminente funzionario il quale, sotto l'Impero austro-ungarico, aveva svolto identica funzione a TRIESTE, dove infatti, con l'autunno del 1943 e fino all'aprile 1945, svolse identico ruolo nell' amministrazione: dell' ADRIATICHES KÜSTENLAND a fianco del Supremo commissario dott. RAINER.
Qualche fonte storiografica asserisce che WÄCHTER, riguardo la GALIZIA, si distinse nell'azione di sterminio  degli ebrei, affermazione generica  e priva di fondamento  che  si richiama a dichiarazioni fatte da SIMON  WIESENTHAL, ed al riguardo mi permetto di sollevare delle obiezioni. Innanzitutto va rilevato che WIESENTHAL, nel formulare tale imputazione  nel suo libro " Gli assassini sono tra noi",  evita di precisare in  quale veste effettiva  WÄCHTER si distinse in detta operazione,  tenendo conto  che, quale  Governatore , non aveva alcun potere in tal senso, essendo i compiti esecutivi riguardo la questione ebraica, di stretta  competenza  della Polizia.
Ho  quindi valido  motivo di dubitare ,  anche in base alle fonti storiografiche che vengo in seguito a citare, che l'imputazione fatta da WIESENTHAL, e richiamata  agevolmente da altri, a carico  di  WÄCHTER , sia fondata  su deduzioni e testimonianze generiche.
Mi riferisco a un'esperienza personale su cui ho riferito anche in altra circostanza, e precisamente alla nota vicenda dell'ucraino IVAN  DEMIANJUK, naturalizzato americano, il quale, essendo un ex collaborazionista ucraino, reclutato dai tedeschi ed addetto  K.Z. " KONZENTRATION ZENTRUM" (=Lager ), fu sospettato da WIESENTHAL di essere "il boia di TREBLINKA". A tal riguardo WIESENTHAL  agganciò, infatti, la Polizia sovietica, mobilitando a tal fine l'ebreo multimiliardario in dollari HAMMER, che godeva di alta stima e considerazione al Kremlino, allo scopo di produrre alla Polizia americana delle prove per l'incriminazione dell'ucraino, che a suo giudizio esistevano negli archivi polacchi o sovietici. Furono infatti trasmessi  dalla Polizia sovietica a quella americana dei documenti  personali di identità, rilasciati dai tedeschi ai collaborazionisti, che risultarono in seguito contraffatti dalla polizia sovietica, in base ai quali DEMIANJIUK fu arrestato, incarcerato e quindi estradato in ISRAELE,  dove fu processato, e, nonostante le sue ripetute dichiarazioni di innocenza, fu condannato a morte ma poi liberato, essendo stato riconosciuto persona diversa dall'imputato che, in realtà, risultò essere  IVAN  MARTSCHJENKO , resosi irrintracciabile.
A tal riguardo venni citato e sentito come storico al processo, in qualità di esperto, ed ovviamente dichiarai, in base ad elementi in mio possesso  in particolare di  un'attestazione di KURT FRANZ  ex ufficiale delle SS. a  Treblinka ,  rilasciatami dal medesimo mentre scontava l'ergastolo in un carcere tedesco, secondo la quale DEMIANJUK non poteva essere l'imputato, ma si trattava di altra persona. Avevo prove per affermare che il vero IVAN,  il quale faceva parte dell'EINHEIT REINHARD, era stato impiegato dai tedeschi effettivamente nei lager di TREBLINKA  e SOBIBOR e, successivamente a  TRIESTE, nella RISIERA  di SAN SABBA e poi nell'ISTRIA come infatti risultava dal  mio volume “ Lo Sterminio Mancato”, depositato al processo di Israele, quale prova documentale, dal prof. GERARD FLEMING noto docente e  storico britannico che conosceva la mia attività storiografica.
Nel frattempo, mentre il processo DEMIANJUK  stava per concludersi, due funzionari del MOSSAD ( Polizia segreta d'ISRAELE ) assieme all'avvocato MICHAEL HOROWITZ , e al dott. ABBATE, allora  capo della Digos di Trieste, previe intese tramite le competenti Ambasciate e col mio consenso,  come riferito nella trattazione specifica del caso DEMIANJUK, vennero ad incontrarmi a PORCIA, per cui fu affrontato un lungo colloquio nel corso del quale riconfermai le motivazioni, supportate da elementi probatori, secondo le quali, appunto, l'imputato IVAN DEMJANJUK non poteva essere  il "Boia di TREBLINKA ". COnsegnai quindi  all'avv. HOROWITZ, aggregato quale delegato  ai due funzionari dei servizi segreti d'Israele. dei documenti  ch'ebbero un peso rilevante fra gli elementi probatori su cui  la Corte decise di prosciogliere dall'accusa il Demjaniuk  che fu rimesso allora  in libertà.
Contestazione rilevante  e  decisiva  circa  l'accennata imputazione a carico di WÃCHTER , secondo la quale il medesimo si era distinto nell'azione di sterminio degli ebrei in GALIZIA, emerge da due pubblicazioni ponderose , di base storica, dei maggiori studiosi  ebrei  sulla " Soluzione finale", GERALD  REITLINGER e RAUL HILBERG. In nessuna delle due opere  trova conferma  l'affermazione surrichiamata,  nè il  nome di WÄCHTER risulta citato in relazione a circostanze di responsabilità effettive decisorie afferenti alla " Soluzione finale ", ad eccezione dell ' Ordinanza dal medesimo diramata, sottoscritta CRACOVIA il 18.11.1939, di cui posseggo copia, con la quale, oltre a  disposizioni  di carattere amministrativo, ordinava  che gli ebrei portassero il distintivo a sei punte. Nè, tantomeno, il suo nome risulta  in nessun caso richiamato, nell'opera di ADALBERT RÜCKERL, noto giudice dirigente del Pubblico Ministero della CENTRALE per la GIUSTIZIA NAZIONALE TEDESCA  di LUDWISBURG   ( con il quale io stesso ho avuto dei collegamenti  per talune chiarificazioni )  riguardo  i processi attinenti alla  " Soluzione finale del problema ebraico " o più  esattamente  ai cosiddetti lager di sterminio. Non risultano pertanto, dalle fondamentali opere citate, imputazioni criminose a suo carico nè condanne in contumacia che, in ogni caso, se dovute , sarebbero  state  inevitabilmente pronunciate dalle Giurie giudicanti  dei Tribunali instaurati nel dopoguerra,  sebbene  WÄCHTER  si  fosse reso irreperibile, come in seguito sarà riferito.  Nella sua opera  REITLINGER indica con precisione,  gli estremi di  rubricazione con rispettive date, caso per caso,  di ciascun processo, ma in riferimento al nome di  WÄCHTER, non risulta richiamato alcun procedimento e, di conseguenza, nessun pronunciamento  di condanna o di proscioglimento e, a tal riguardo, darò, nel prosieguo, spiegazioni più  appropriate.
In riferimento alla questione ebraica  all'Est  va innanzitutto precisato che, alle spalle dell'avanzata tedesca, venivano i plotoni di  fucilieri della Polizia che agivano mediante esecuzioni in massa in località dove erano stati predisposti dei fossati. A tal proposito HILBERG,  a pag. nr. 309 del suo libro "La  Distruzione degli Ebrei d'Europa"  riferisce testualmente : " Molte regioni, quali il distretto di Bialystok, la  Galizia,  la  Bessarabia, furono trattate piuttosto  rapidamente e sporadicamente. Sempre progredendo verso Est, i  Kommandos lasciarono in quelle zone comunità ebraiche colpite solo relativamente, ma destinate assai presto alla deportazione”. In ogni caso nemmeno dall'esame delle interminabili deposizioni di ADOLF EICHMANN, celebrato nel 1961 in ISRAELE, ritenuto il maggior responsabile della " Soluzione finale " e condannato  alla pena capitale, eseguita il 31.05.1962 , il quale  fece i nomi di tutti i responsabili suoi collaboratori, non emerge  una minima  citazione di responsabilità riguardo  l 'Obergruppenmführer SS. WÃCHTER,  in riferimento al ruolo svolto dal medesimo quale  governatore  della GALIZIA.
WÄCHTER, in qualità di governatore  della GALIZIA,  era subordinato al dottor HANS FRANK governatore generale della POLONIA, che aveva sede, come già precisato, a CRACOVIA, ed al quale, per quanto concerneva la  "Soluzione finale", facevano capo gli ordini diramati da BERLINO dal vertice supremo della POLIZIA di SICUREZZA.-
Nei governatorati instaurati dai tedeschi all'Est come del resto altrove nei territori occupati, la questione ebraica, coperta da segreto di STATO, era quindi di stretta  competenza degli Organi di polizia e cioè della SICHERHEITS POLIZEI ( Polizia di sicurezza) ed ORDNUNGS POLIZEI ( Polizia d'ordine), anche se quest'ultima, solitamente, aveva altre incombenze .  Entrambe venivano comunque controllate dal SICHEREITS DIENST (Servizio di sicurezza ), GESTAPO a parte.
Dalle risultanze di fonte storica, riguardo la GALIZIA, i poteri esecutivi, attinenti alla questione ebraica, furono di stretta competenza del SS. Brigadenführer FRIEDRICH  KATZMANN che risultò essere un gelido e spietato esecutore, analogamente all' Obergruppenführer, alto comandante delle SS e della Polizia nel GOVERNATORATO GENERALE ,  FRIEDRICH   KRÜGER.
L'esercizio di tali poteri, riferiti alla " Soluzione finale ", competeva  anche   agli HOERER SS. und  POLIZEIFÜHRERS, la cui sigla era HSSuPF. Quest'ultima posizione era stata assegnata da HIMMLER, con ordinanza del 21.O5.1941, ad elementi che provenivano dalle ALLGEMEINEN SS.(SS. generali), vale a dire dall'Organizzazione del Partito , per meriti speciali. Gli HSSuPF non erano tollerati dagli ufficiali di carriera. Ai medesimi erano state affidate giurisdizioni territoriali, sia all' Est che in altri territori occupati dai tedeschi  e, laddove il quadro di comando includesse un ufficiale di polizia di alto grado, il medesimo aveva il potere assoluto sulla questione ebraica per cui l'HSSuPF ne era in tal senso estraniato e doveva limitarsi all'esercizio di altre facoltà in suo potere. La gerarchia di comando sia nell'Organizzazione della POLIZIA, nelle sue diverse branche, come nelle WAFFEN SS. e nella WERMACHT era complessa ed aveva le sue particolarità, tenendo conto delle competenze. Tutto ciò nelle valutazioni processuali del dopoguerra, pretese specifica competenza.
Particolare rilevanza assunse anche  la conoscenza del metodo verticale adottato nella diramazione degli ordini segreti.
Il governatore della POLONIA, HANS FRANK, processato a Norimberga e riconosciutosi colpevole, fu condannato a morte e giustiziato nel 1946.
In quanto alla posizione  di OTTO GUSTAV WÄCHTER, quale governatore della GALIZIA , erano di sua competenza  decisioni di carattere burocratico amministrativo, relative al controllo dei ghetti, e cioè censimenti, vigilanza igienico sanitaria, amministrazione della giustizia e dell'ordine, impiego nel lavoro per finalità di interesse bellico etc., mentre,  per quanto concerneva  le retate per  arresti di ebrei,  i trasferimenti forzati in massa degli stessi , taluni con destinazione nei lager,  interveniva perentoriamente la Polizia di sicurezza la quale però,  come riferisce nella sua opera HILBERG, non poteva agire senza appoggiarsi agli uffici dell'Amministrazione civile  ( pag. nr. 224 del volume " La distruzione degli ebrei d'Europa". Una collaborazione tra gli Organi amministrativi e la Polizia era quindi inevitabile. Gli  ordini esecutivi, sul destino finale degli ebrei,  competevano quindi alla Polizia, che agiva in base ad ordini superiori, sempre naturalmente della Polizia, ma ovviamente  WÄCHTER  non poteva ignorarli, essendo consapevole che,  sugli ebrei , pendeva la condanna penale decisa dallo STATO, di cui egli era un funzionario, quali " nemici del popolo tedesco ",  quindi i medesimi sarebbero stati eliminati,  ma quando,  dove  ed  in che modo spettava sempre alla Polizia. Esisteva  un preciso confine che divideva  materialmente  i compiti.
 Riguardo l'eliminazione, quando questa veniva decisa, risulta significativa la testimonianza resa l’8 novembre 1961 dal membro di un battaglione di  polizia, KURT MOBIUS in servizio a Chelmo, secondo il quale “ il pensiero che ci si dovesse sottrarre o si dovesse disobbedire all’ordine di prendere parte allo sterminio degli ebrei non mi passò mai nemmeno per la mente“.
Va tenuto conto però che non tutti gli ebrei furono eliminati  all'Est..., oltre al fatto che sui metodi e sulle entità dichiarate permangono  zone d'ombra,  tali da comportare la necessità  di  più approfonditi accertamenti. Certamente furono in molti a  considerare inaccettabile idealmente la soluzione dell’eliminazione,  ma il  sistema  gerarchico ed esecutivo in cui si trovavano incastrati, rese funzionante  il meccanismo dell'eliminazione. D'altronde, come  ebbe a dichiarare l' Obergruppenfuhrer SS. OTTO OHLENDORF, in qualità di imputato, dinanzi alla Corte al processo di NORIMBERGA, ammettendo di avere ordinato  l'esecuzione  di  90.000  ebrei all'Est, accusati del delitto, in  massima parte di essere ebrei, precisando che, i posteri, non avrebbero trovato che i suoi plotoni di esecuzione delle EINSATZ- GRUPPEN non erano peggio di coloro che,  premendo un bottone, avevano scatenato la bomba atomica. Del resto, non aveva forse lo stesso DIO dei Dieci Comandamenti  ordinato agli ebrei di distruggere  i loro nemici ?? .E di questo passo OHLENDORF lesse alla Corte almeno dieci pagine di precedenti storici dettagliati a conferma  di quanto dichiarato. Si trattò di dichiarazioni incisive la cui logica inattaccabile  elettrizzò  la  Corte, mettendo in luce una realtà inoppugnabile,  ma OHLENDORF fu condannato a morte.
Dalle risultanze processuali che si trascinarono a lungo nel dopoguerr, impegnando per decenni le magistrature, emersero i massacri attuati dalle  EINSATZGRUPPEN  all ' Est, soprattutto in POLONIA ed UCRAINA,  in esecuzione  alla " Soluzione finale ", eliminando sostanzialmente della povera gente che versava in miseria,  e non aveva alcunchè da vedere con gli ebrei potenti per ricchezza, manovratori  del potere finanziario universale e quindi sostanzialmente detentori del potere mondiale, come previsto dal TALMUD, i quali , abilmente,  erano corsi al riparo. A  ciò si aggiunsero crimini individuali motivati da odio antisemitico e sadismo. Il vasto e complesso argomento è peculiarmente trattato  da  testi storiografici, in tutte le lingue, anche se,  per taluni aspetti  discutibili  e contestabili , e non solo per mio parere, per quanto concerne i campi di sterminio,  l’entità delle cifre ed i metodi. Inoltre, in riferimento ai massacri delle  EINSATZGRUPPEN, le vittime ebree vengono indicate in migliaia o decine di migliaia, senza però generalmente mai citare le fonti documentali probatorie  e cioè, ad esempio, le località dove, in presumibili fosse comuni, giacciano i resti.
E' risultato comunque incontestabile all'opinione pubblica che, i crimini accertati , hanno oscurato l'operato tedesco delle forze di occupazione all'Est. Nei relativi processi, la  tesi difensiva adottata  fu quella di riversare sui vertici ogni responsabilità, avendo i medesimi , mediante gli strumenti esecutivi , decretato la condanna a morte degli ebrei quali " nemici ".
Sia ben chiaro però che i  crimini  di cui sopra non si estesero ad oscurare i grandi sacrifici della WEHRMACHT e delle WAFFEN SS. ( queste ultime  cosa diversa dalle ALLGEMEINEN SS. ) quali forze combattenti, sebbene in taluni casi le  WAFFEN SS. ed anche la WERMCHT si macchiarono di crimini. Dettero comunque prevalentemente prova di incontestabile  impegno al dovere,  basti ricordare la resistenza biblica di STALINGRADO e l’estrema difesa di BERLINO..-

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Spostandomi brevemente ad altro argomento, ai fini di un giudizio storico  generale, sarebbe doverosa una sia pur rapida disamina storiografica dei  contenuti relativi ai programmi finalizzati al progetto della NUOVA EUROPA  (NEUE EUROPÃISCHE ORDNUNG), su cui in prevalenza si tace, mentre l'opinione pubblica andrebbe edotta quantomeno sui concetti fondamentali che avrebbero regolato i rapporti sociali ed economici  Nei disegni di quell'EUROPA  autonoma, sarebbero stati  sradicati, secondo il programma nazionalsocialista,  privilegi secolari gestiti da poteri occulti e dalle lobby capitalistico-massoniche, partendo da  un provvedimento radicale, divenuto  legge  in GERMANIA, il 15.O6.1939 ( nota in calce nr. 2 )
A conclusione riprendiamo,  ora, il caso OTTO  GUSTAV  WÄCHTER , elemento essenziale di questa analisi.
Dopo aver lasciato TIMAU  e superate le Alpi, WÄCHTER, con la fine della guerra trovò ospitalità presso l'autorità ecclesiastica austriaca per passare poi, sotto identica protezione, in BAVIERA , ed infine rifugiarsi  a ROMA , in un  convento , sotto il falso nome di OTTO REINHARDT, protetto dal VATICANO ed in particolare dal vescovo ALOIS HUDAL, rettore austriaco della Chiesa Cattolica Germanica nella capitale. Fu infatti  dal vescovo HUDAL che WÄCHTER, essendosi  gravemente ammalato,  ricevette i sacramenti  presso l'Ospedale di Santo Spirito, dove decedette il 10.9.1949.
WÄCHTER era riuscito a portarsi dietro, dalla BAVIERA, il suo consistente archivio, riguardante l'attività del partito nazionalsocialista austriaco, l'operato tedesco in GALIZIA ed i rapporti con FRANK, e molto altro, documentazione di rilevante  interesse storico,  messa al sicuro, ma a quanto pare non ancora accessibile, tanto più interessante dal momento che, nel maggio 1945, FRANK fece distruggere, in Germania, gli archivi trasferiti da CRACOVIA che riguardavano l'operato tedesco in POLONIA e naturalmente in GALIZIA. E' naturale che WÄCHTER, il quale  seguì  certamente  i risultati del  processo di NORIMBERGA ed altro, attraverso i mezzi d'informazione, o mediante altri canali, nella sua   posizione nascosta di  eclissato,  temesse di dover comparire dinanzi alla giustizia, ovviamente se rintracciato , stante la sua posizione di potere e quindi l’inevitabile  consapevolezza dei fatti , anche se    sicuramente  avrebbe cercato di sottoporre al vaglio di giudicanti prove a suo discarico di cui disponeva, puntando sulle competenze, nel senso che il destino degli ebrei, di volta in volta, veniva deciso da Berlino attraverso la linea gerarchica della Polizia, ruolo che non era il suo. C 'era ovviamente un  limite  oltre il quale, secondo la legge straordinaria di NORIMBERGA, scattava  l' incriminazione di eventuali  responsabili al vertice delle amministrazioni civili, nei territori occupati, coinvolti inevitabilmente  per necessità di collaborazione con la Polizia, nel sistema finalizzato alla " Soluzione finale ". Si trattò , indubbiamente , di uno dei punti  delicati  su cui dovettero decidere le Giurie .  Non  va  infine dimenticato  che,  essendo WÄCHTER  deceduto nel 1949, ed avendo egli dichiarato, prima del decesso, la sua vera identità, ritenendo che la notizia sia stata  poi  ufficializzata , ed ammesso che la stessa  sia stata recepita ed assunta  per certa dal pertinente Organo giudiziario  nei primi anni cinquanta, ciò avvenne praticamente dopo  il  noto  grande  processo di  NORIMBERGA (1946), allorchè in  buona  parte  altri processi  erano   in corso ed altri ancora dovevano  iniziare   fra i quali   quello per la GALIZIA. La morte, nel suo caso come in qualsiasi altro, se risaputa ed accertata  in sede istruttoria o processuale, estinse   ogni eventuale ipotesi di reato  per cui il suo nome, se così andarono le cose, venne  archiviato. La   sua  posizione, allo stato di fatto, poichè dalle indagini esperite, come già  accennato, non risulta sussista  a suo carico alcun  pronunciamento processuale di condanna in contumacia , resta  quindi delineata nelle sue tappe, nel quadro politico e gerarchico . E' comunque di fondamentale importanza, anche se per i  detrattori, saliti sul carro dei vincitori, è norma comune aggravare e criminalizzare qualsiasi situazione, l'avere rilevato che nelle opere storiografiche citate, due delle quali dei maggiori storici ebrei  (frutto di una vasta disamina  di atti processuali e testimonianze connesse)  i quali avevano il massimo interesse ad evidenziare  le dovute responsabilità,  non risulta che egli si sia distinto nell' azione di sterminio degli ebrei  della GALIZIA. e  che,  inoltre,  a suo carico,  non risultano  indicate  altre imputazioni  inerenti  a  sostanziali decisioni criminose. Fatte salve, ovviamente , eventuali ulteriori chiarificazion  che potessero emergere da documentazioni probatorie finora non note.                                                                  
Quanto esposto  non  ha comunque alcunchè da vedere con la donazione  di Timau  di OTTO GUSTAV WÄCHTER , cattolicissimo e stimato dal VATICANO secondo gli alti principi imperscrutabili della Chiesa, di natura sovranazionale ed universale. Si  trattò , infatti, di  un atto dettato della coscienza in un momento tragico, legato alle vicende storiche della CARNIA del secondo conflitto mondiale, che rimane  ad imperitura memoria ed avvolge di  fascino suggestivo la chiesa di CRISTO  RE.
-NOTA NR. 1

-FRANZ  dott. HRADETZKY - SS. Hauptsturmführer del  KOMMANDO WAFFEN SS. ADRIA a TRIESTE .-  
-ERNST LERCH  - SS. Sturmbannfuhrer e Stabsführer ( Capo di S.M.) di GLOBOCNIK  a LUBLINO
 e TRIESTE.-
-ALBERT ing. GAIL  -   Sottufficiale e alfiere della GEBIRGS BRIGADE WAFFEN SS. " KARSTJÃGER "

-NOTA. NR. 2

Si tratta di un provvedimento radicale, quello precisamente della nazionalizzazione della BANCA DI EMISSIONE della moneta, mediante il quale, acquisendo la proprietà della stessa allo STATO, fu eliminato il pesante aggio in vigore fin dal 1694, detto " Signoraggio",  tutt'ora vigente, concepito a suo tempo da banchieri appartenenti alle Lobbies di potere, ed introitato  attualmente dalla BANCA CENTRALE EUROPEA  a capitale privato,  a  copertura dei costi di stampa della moneta, in realtà minimi per non dire irrisori rispetto all'entità dell'aggio. Il meccanismo di applicazione  di tale arbitrio legalizzato , necessita di un esempio  significativo in termini semplificati ed attuali, che mi accingo ad esporre, sebbene l'argomento, in senso esaustivo, potrebbe meritare una trattazione più ampia.. Alla BANCA CENTRALE EUROPEA, quale istituto di emissione come già detto a capitale privato, la stampa di un biglietto da 100 euro, tutto compreso, costa 0,05 euro . Detta banconota viene " affittata " agli STATI  dell'unione al valore nominale di 100 euro, per cui la BANCA CENTRALE introita per ogni banconota, dedotte le spese di stampa di  0,05 euro,  un guadagno netto di 99,95 euro, cui vanno aggiunti altri 2 euro per tasso di sconto, in ragione del 2°/°, per cui allo STATO il costo sale a 102 euro.  Lo STATO (ciascuno STATO dell ' unione) paga alla BANCA CENTRALE EUROPEA  l’ "affitto" di questa banconota  con TITOLI di STATO,  creando un indebitamento  in costante aumento che, in realtà ,  sono poi i cittadini a pagarlo con le tasse.
Tale imposizione vessatoria, che sta alle base del debito pubblico, fu eliminata dalla GERMANIA con la fondazione della DEUTSCHE REICHSBANK, mediante legge  del 15.O6.1939, con conseguente rilevante alleggerimento, in contropartita, delle tasse ai cittadini . Parallelamente furono ovviamente sradicati dei privilegi secolari gestiti dai poteri occulti e dalle logge capitalistico massoniche. A guerra cessata le potenze vincitrici del secondo conflitto mondiale  provvidero  ad eliminare, nel 1948-1949,  la citata legge istitutiva della DEUTSCHE  REICHSBANK, banca nazionalizzata di emissione della moneta, senza far rumore, onde non rivelare ai cittadini quale grande beneficio avrebbero ottenuto dall'istituzione  della stessa negli STATI, vista invece dai vincitori come un pericoloso esperimento che avrebbe decisamente e duramente condizionato, su scala mondiale, il potere finanziario dominante.-
Testo non riproducibile.

Porcia (Pordenone), 17 giugno 2012                  CARNIER PIER ARRIGO

                                                                                                                 .

Don Ludovico Morassi, parroco di Timau, nelle cui mani nei giorni della ritirata fu versata, dal comandante germanico, la donazione in denaro che servì all’avvio della costruzione della chiesa di  CRISTO  RE.
Don Ludovico Morassi, parroco di Timau, nelle cui mani nei giorni della ritirata fu versata, dal comandante germanico, la donazione in denaro che servì all’avvio della costruzione della chiesa di CRISTO RE.
Frau  ADA RAINER,  nata Pfuger, tedesca della Slesia, moglie del Supremo commissario dott. FRIEDRICH  RAINER  con la quale l’autore CARNIER ebbe nel dopoguerra, un lungo rapporto di amicizia e reciproca stima. La foto risale agli anni del trionfo nazionalsocialista, quando frau Ada si siedeva all’opera di Salisburgo, assieme al marito, accanto ad Hitler, ed altrettanto sulla mercedes decappottabile del Fuehrer allorchè questi fece le sue visita trionfali in Carinzia fra ali di folla che lo acclamavano.
Frau ADA RAINER, nata Pfuger, tedesca della Slesia, moglie del Supremo commissario dott. FRIEDRICH RAINER con la quale l’autore CARNIER ebbe nel dopoguerra, un lungo rapporto di amicizia e reciproca stima. La foto risale agli anni del trionfo nazionalsocialista, quando frau Ada si siedeva all’opera di Salisburgo, assieme al marito, accanto ad Hitler, ed altrettanto sulla mercedes decappottabile del Fuehrer allorchè questi fece le sue visita trionfali in Carinzia fra ali di folla che lo acclamavano.
L’Obergruppenfuehrer SS. OTTO GUSTAW  WACHTER gerarca cattolicissimo che, durante la sua attività in Polonia, mantenne stretti contatti col Vaticano.-
L’Obergruppenfuehrer SS. OTTO GUSTAW WACHTER gerarca cattolicissimo che, durante la sua attività in Polonia, mantenne stretti contatti col Vaticano.-

RIPRODUZIONE FOTO VIETATA




                                      RINGRAZIAMENTO

Mi fa piacere informare amici e simpatizzanti che seguono la mia trattazione storica, in genere revisionista, che il breve saggio ripubblicato di recente dal titolo
ha sollevato nuovo vasto interesse, come risulta dal mio grafico statistico dei siti “Globber” e “Facebook”,  non solo in Italia ma pure in Austria, Germania, Serbia, Ucraina, Stati Uniti, Regno Unito. Con l’occasione ringrazio  gli amici,  Andrea Di Natale, Claudio Cristovec, Giovanni Bastianutti, Luciano Paoletti, Mam Sab, Di Gion, Dino Temil ed altri di cui mi sfugge il nome, che, coi loro messaggi, hanno condiviso i contenuti di tale mio scritto  frutto di autentiche lontane indagini fatte, non in pantofole a tavolino, e spesso sofferte. Ricordo che nel rientro dai viaggi in Austria, Cecoslovacchia, Germania...,  lungo la val d'Adige o la val Canale, dovevo  per la grande  stamchezza sostare e finivo per addormentarmi in macchina.
21 dicembre 2013    

PIER ARRIGO  CARNIER

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