CARNIER PIER ARRIGO
ORS di PANI IL GRANDE PATRIARCA DELLA MONTAGNA
Lo Zanella  Ors di Pani, la cui figura ieratica evocava istantaneamente qualcosa di mitico e  leggendario, più che capo carismatico, termine che per principio si riferisce a chi,  quale responsabile, intende  capire ed intuire che cosa vuole la gente, era in prevalenza  una figura  patriarcale. Essendo grande proprietario  lo Zanella era   uomo  di potere con possibilità finanziarie da  concedere prestiti  e, in questo senso,  fu di aiuto a molti giovani montanari che, animati dall' intento di  emigrare per cercare fortuna oltreoceano, ma privi di disponibilità finanziarie, prestava loro la liquidità  necessaria per le spese di espatrio. Egli  aveva quindi veste  rispettabile e credibile nelle sue considerazioni ( a tal riguardo mi piace ricordare che  al  mio paese c' era un ricco signore che aveva difficoltà ad esprimersi, ma allorchè  parlava era ascoltato e creduto e, se quanto  lui diceva lo avesse detto un altro non era la stessa cosa). Lo Zanella "Ors di Pani" stava quindi al vertice per cui non scendeva fra la gente come fa il politico, ma era la gente che andava da lui ad esporre necessità,  ottenere assistenza anche morale ed aiuti concreti essendo nota , oltre la sua consistenza finanziaria,  la sua sensibilità e disponibilità  verso i deboli e gli indifesi. Era questo il profilo etico dell' Ors, ma c'era  dell' altro, un qualcosa intercorrente tra noi due ch' io valutavo ipoteticamente di natura  paranormale, tant' è che la mia presenza nell' alta valle, nel giorno del suo assassinio assieme alla figlia,  non fu casuale ma regolata, dal mio punto di vista,  da un' inspiegabile  forza trainante. Aveva lo Zanella, Ors di Pani, nel suo aspetto selvaggio, pervaso da un tocco magico e di regalità, un qualcosa che ricordava Rasputin. Era dotato di una forte influenzante personalità.
L' Ors godeva di grande considerazione quale  esperto di malghe e pascoli e, come tale, era  depositario di  antichi segreti non lì per lì  rivelabili,  avvolti da mistero. In qualità di  suo stretto amico e suo confidente, so su di lui molte cose che, al dilà di quanto già ho pubblicato, andrebbero raccontate, ed altre, pure molte, le conosco sul padre, Tommaso detto "Ors de l' Amariana"   che,  prima di assumere proprietà nella valle di Pani, era vissuto su un monte dal nome emblematico, l’ Amariana, che si staglia nel cielo a piramide ai limiti sud-est della Carnia. Secondo voci rammentate in vecchi scritti nell’ area montuosa che comprende l’ Amariana, sarebbe vissuta in epoca remota una popolazione antichissima  da cui lo Zanella  supponibilmente  discendeva. Il suo cognome, che deriva  da Zane  in ogni caso si richiama  “ ab origine “  ai casati della Repubblica Veneta,  un vero regno  che s’ impose e portò disciplina  nelle  vicende civili e  nel riordino dei beni patrimoniali ad uso  civico della Carnia.
L’ Amariana è un monte battuto dal vento, dai  pascoli ripidi ed aspri per pecore e capre, inframezzati da brevi boschi e zone  strapiombanti. Tommaso Zanella  veniva da quei luoghi. Faceva il  malgaro ed era uomo indomito e provato, dall' occhio vigile come i falchi. Girava sulle strade in sella ad un mulo. Gestiva sul confine con l’ Austria  una malga, la Cercevesa , nome topograficamente ormai scomparso ed infatti   negli anni ottanta (1980),  allorchè mi recai sul luogo per altre motivazioni, riscontrai solo l’ esistenza  di qualche segno  della struttura di base della casera. Nel silenzio del luogo, a fronte del quale all’ orizzonte, sia a levante che a ponente, si alzano catene di montagne,  nel ricordare quanto sapevo sull’ Ors de l’ Amariana,  ebbi la  sensazione  di esserne  il segreto custode...  Fare il  malgaro  era per l’ Ors  motivo di copertura. Secondo voci allusive sussurrate e in certo senso anche confermate e da me approfondite, egli avrebbe svolto e in realtà svolse del   contrabbando e dei  traffici a rischio oltre confine,  da cui veniva il denaro. Tommaso, vissuto sul monte Amariana, battuto dai venti sia da est che da ovest e dalle roventi pietraie al solleone, ambiva a  disporre di potere ed operava  in tal senso. Vecchi montanari austriaci di quell’ Austria dagli intramontabili ricordi imperiali, delle valli prative profumate di garofano selvatico  in estate e dai pubblici ritrovi d’ intonazione rustica odoranti di tabacco  dove i dialoghi  si tengono sottovoce, in anni lontani  mi parlarono con toni allusivi di tali  vicende per cui seppi chi era l’ Ors de l'Amariana...
Tornando ad Antonio  Ors di Pani, figlio di Tommaso, quando parlava dei pascoli , usava un linguaggio particolare, come se parlasse di vino prelibato  e non da quattro soldi,  in riferimento alle zone dei campigli ( chiampeis) sottostanti le malghe che, irrorate a fine stagione dal sistema di scolo dei letami, con la nuova stagione  apparivano vergini  nel  manto , cresciuto con  lo scioglimento delle nevi. Nel camminare l' Ors aveva il tipico passo da pastore,  dalla cadenza e campata un po' più ampia della norma,  reso abituale dal costante faticoso andare su sentieri, scorciatoie, mulattiere di montagna.
Il grande regno delle malghe carniche, circa trecento, parlo degli anni quaranta, cinquanta(1940-50) era il suo  universo. In quegli anni lontani,  salendo  alle  malghe su   mulattiere spesso diroccate,  a  un certo punto avvertivi   improvvisamente  che, il  fondovalle,   si era fatto  distante e, nella  raggiunta altitudine, respiravi con profondo   sollievo . Come tutti i montanari, pastori, malghesi , boscaioli,  gente comune delle alte valli,  anche lo Zanella  era legato al concetto del fatalismo secondo cui gli eventi ,  quali  disgrazie, morti, incidenti ed anche fortune,  andavano considerati come predesignati,  che cioè sarebbero dovuti accadere. Vigeva a tal riguardo  il detto "a l'è  desctin " ( è destino),  frase  dall' effetto  liberatorio ed assolutorio di scrupoli che dava  spazio alla rassegnazione.
Conoscevo molto bene anche la sorella dell' Ors di Pani, Margherita, che sempre era felice quando salivo nella valle a trovarla,  dopo l'assassinio del fratello. Rammento che, sulla zona prativa  declinante verso il suo casolare, colpiva l' esteso  scintillio dei colchici , sbucati,  con lo scioglimento della neve, sulla slavata scura superficie dei prati.
19 dicembre 2019 CARNIER PIER ARRIGO
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