mercoledì 18 dicembre 2019


CARNIER PIER ARRIGO

ORS di PANI IL GRANDE PATRIARCA DELLA MONTAGNA

Lo Zanella Ors di Pani, la cui figura ieratica evocava istantaneamente qualcosa di mitico e leggendario, più che capo carismatico, termine che per principio si riferisce a chi, quale responsabile, intende capire ed intuire che cosa vuole la gente, era in prevalenza una figura patriarcale. Essendo grande proprietario lo Zanella era uomo di potere con possibilità finanziarie da concedere prestiti e, in questo senso, fu di aiuto a molti giovani montanari che, animati dall' intento di emigrare per cercare fortuna oltreoceano, ma privi di disponibilità finanziarie, prestava loro la liquidità necessaria per le spese di espatrio. Egli aveva quindi veste rispettabile e credibile nelle sue considerazioni ( a tal riguardo mi piace ricordare che al mio paese c' era un ricco signore che aveva difficoltà ad esprimersi, ma allorchè parlava era ascoltato e creduto e, se quanto lui diceva lo avesse detto un altro non era la stessa cosa). Lo Zanella "Ors di Pani" stava quindi al vertice per cui non scendeva fra la gente come fa il politico, ma era la gente che andava da lui ad esporre necessità, ottenere assistenza anche morale ed aiuti concreti essendo nota , oltre la sua consistenza finanziaria, la sua sensibilità e disponibilità verso i deboli e gli indifesi. Era questo il profilo etico dell' Ors, ma c'era dell' altro, un qualcosa intercorrente tra noi due ch' io valutavo ipoteticamente di natura paranormale, tant' è che la mia presenza nell' alta valle, nel giorno del suo assassinio assieme alla figlia, non fu casuale ma regolata, dal mio punto di vista, da un' inspiegabile forza trainante. Aveva lo Zanella, Ors di Pani, nel suo aspetto selvaggio, pervaso da un tocco magico e di regalità, un qualcosa che ricordava Rasputin. Era dotato di una forte influenzante personalità.
L' Ors godeva di grande considerazione quale esperto di malghe e pascoli e, come tale, era depositario di antichi segreti non lì per lì rivelabili, avvolti da mistero. In qualità di suo stretto amico e suo confidente, so su di lui molte cose che, al dilà di quanto già ho pubblicato, andrebbero raccontate, ed altre, pure molte, le conosco sul padre, Tommaso detto "Ors de l' Amariana" che, prima di assumere proprietà nella valle di Pani, era vissuto su un monte dal nome emblematico, l’ Amariana, che si staglia nel cielo a piramide ai limiti sud-est della Carnia. Secondo voci rammentate in vecchi scritti nell’ area montuosa che comprende l’ Amariana, sarebbe vissuta in epoca remota una popolazione antichissima da cui lo Zanella supponibilmente discendeva. Il suo cognome, che deriva da Zane in ogni caso si richiama “ ab origine “ ai casati della Repubblica Veneta, un vero regno che s’ impose e portò disciplina nelle vicende civili e nel riordino dei beni patrimoniali ad uso civico della Carnia.
L’ Amariana è un monte battuto dal vento, dai pascoli ripidi ed aspri per pecore e capre, inframezzati da brevi boschi e zone strapiombanti. Tommaso Zanella veniva da quei luoghi. Faceva il malgaro ed era uomo indomito e provato, dall' occhio vigile come i falchi. Girava sulle strade in sella ad un mulo. Gestiva sul confine con l’ Austria una malga, la Cercevesa , nome topograficamente ormai scomparso ed infatti negli anni ottanta (1980), allorchè mi recai sul luogo per altre motivazioni, riscontrai solo l’ esistenza di qualche segno della struttura di base della casera. Nel silenzio del luogo, a fronte del quale all’ orizzonte, sia a levante che a ponente, si alzano catene di montagne, nel ricordare quanto sapevo sull’ Ors de l’ Amariana, ebbi la sensazione di esserne il segreto custode... Fare il malgaro era per l’ Ors motivo di copertura. Secondo voci allusive sussurrate e in certo senso anche confermate e da me approfondite, egli avrebbe svolto e in realtà svolse del contrabbando e dei traffici a rischio oltre confine, da cui veniva il denaro. Tommaso, vissuto sul monte Amariana, battuto dai venti sia da est che da ovest e dalle roventi pietraie al solleone, ambiva a disporre di potere ed operava in tal senso. Vecchi montanari austriaci di quell’ Austria dagli intramontabili ricordi imperiali, delle valli prative profumate di garofano selvatico in estate e dai pubblici ritrovi d’ intonazione rustica odoranti di tabacco dove i dialoghi si tengono sottovoce, in anni lontani mi parlarono con toni allusivi di tali vicende per cui seppi chi era l’ Ors de l'Amariana...
Tornando ad Antonio Ors di Pani, figlio di Tommaso, quando parlava dei pascoli , usava un linguaggio particolare, come se parlasse di vino prelibato e non da quattro soldi, in riferimento alle zone dei campigli ( chiampeis) sottostanti le malghe che, irrorate a fine stagione dal sistema di scolo dei letami, con la nuova stagione apparivano vergini nel manto , cresciuto con lo scioglimento delle nevi. Nel camminare l' Ors aveva il tipico passo da pastore, dalla cadenza e campata un po' più ampia della norma, reso abituale dal costante faticoso andare su sentieri, scorciatoie, mulattiere di montagna.
Il grande regno delle malghe carniche, circa trecento, parlo degli anni quaranta, cinquanta(1940-50) era il suo universo. In quegli anni lontani, salendo alle malghe su mulattiere spesso diroccate, a un certo punto avvertivi improvvisamente che, il fondovalle, si era fatto distante e, nella raggiunta altitudine, respiravi con profondo sollievo . Come tutti i montanari, pastori, malghesi , boscaioli, gente comune delle alte valli, anche lo Zanella era legato al concetto del fatalismo secondo cui gli eventi , quali disgrazie, morti, incidenti ed anche fortune, andavano considerati come predesignati, che cioè sarebbero dovuti accadere. Vigeva a tal riguardo il detto "a l'è desctin " ( è destino), frase dall' effetto liberatorio ed assolutorio di scrupoli che dava spazio alla rassegnazione.
Conoscevo molto bene anche la sorella dell' Ors di Pani, Margherita, che sempre era felice quando salivo nella valle a trovarla, dopo l'assassinio del fratello. Rammento che, sulla zona prativa declinante verso il suo casolare, colpiva l' esteso scintillio dei colchici , sbucati, con lo scioglimento della neve, sulla slavata scura superficie dei prati.


19 dicembre 2019                                        CARNIER PIER ARRIGO





























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